Arriva l’estate, tempo di ferie e per far rimanere aperto l’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore si diminuiscono i posti letto.
Niente di nuovo, verrebbe da dire, nella strategia adottata da Alfonso Giordano, direttore sanitario del Dea che gestisce gli ospedali di Nocera Inferiore, Pagani e Scafati. Giordano assicura che a tutti sarà garantito l’assistenza, grazie al sacrificio degli operatori e che tutto dipende in modo particolare dalla carenza di infermieri. Quest’anno non sono stati effettuati accorpamenti i reparti tranne quello di otorinolaringoiatria e nefrologia, uniti da tempo, ma sono stati diminuiti i posti letto un po’ in tutti i reparti.
La riflessione.
La carenza di infermieri è comune a tutta la sanità campana e in generale a tutta Europa. In Campania, con il blocco del turnover, gli infermieri andati in pensione per anni non sono stati mai rimpiazzati. E così mancano gli infermieri a migliaia solo in Campania, almeno una settantina a Nocera Inferiore. Per non parlare degli Oss, altra categoria di personale ospedaliero, praticamente quasi inesistente all’interno degli ospedali. All’orizzonte c’è il superamento del commissariamento della sanità campana, per il raggiungimento dei 167 punti, 7 oltre il minimo consentito. Anche i parametri economici sono positivi, conseguentemente il commissariamento non ha più ragion d’essere. Dietro questa partita, però, c’è un braccio di ferro con il governo nazionale che tira alla lunga per non concedere la fine del commissariamento che aprirebbe le porte a migliaia di assunzioni, grazie anche a maggiori fondi per la sanità conseguenti al nuovo status. Assunzioni da eseguire in prossimità della campagna elettorale per le regionali. Necessaria anche una riflessione in funzione delle evoluzioni future nel settore sanitario, che vedranno sempre meno medici disponibili rispetto alle necessità, e dopo il 2030 c’è il concreto rischio che molti ospedali saranno costretti a chiudere per mancanza di camici bianchi. A questo punto, sarebbe necessario riflessione più ampia con una riorganizzazione generale della sanità, che preveda l’accorpamento di strutture ospedaliere.
Che senso ha, infatti, avere un ospedale con un pronto soccorso se poi non ci sono tutti i reparti che servono per salvare i pazienti dalle emergenze? Si muore per la maggior parte per ictus e problemi cardiaci e per affrontarli in emergenza c’è bisogno di eccellenti e attrezzati cardiologia, emodinamica, strumentistica radiologica, una Stroke Unit e quindi una neurologia. A questo si aggiunge anche la necessità di una chirurgia di emergenza e di una rianimazione. Non avere uno di questi due parti, difatti, rende un ospedale sostanzialmente inutile al primo soccorso d’emergenza, mentre altre patologie possono affrontare anche il trasferimento ad una struttura più lontana. L’accorpamento degli ospedali, che garantirebbe di ottimizzare le poche risorse umane a disposizione, è difficilmente pensabile sotto elezioni. Non lo farebbe il Pd né tantomeno il centro-destra che in particolare provincia di Salerno sembra su un altro pianeta. Non lo farebbe M5S che sono in un momento di grande difficoltà nazionale e a livello locale i risultati certificati per la sanità in Campania un po’ li hanno spiazzati. La strada del coraggio sembra l’unica a garantire una risposta ai cittadini.
Redazione