All’alba di questa mattina ufficiali di PG in servizio presso il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno eseguito un’ordinanza cautelare applicativa della custodia in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno, su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di 14 indagati gravemente indiziati del delitto di corruzione in atti giudiziari.
L’inchiesta, condotta dal nucleo di polizia economica della Guardia di Finanza, è coordinata dalla pm Elena Guarino con il procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale ha portato agli arresti di due giudici tributari, Fernando Spanò e Giuseppe De Camills, 6 imprenditori, 4 consulenti e 2 impiegati. Agli atti dell’indagine, anche video che documentano passaggi di denaro. Le misure sono state emesse dal giudice Piero Indinnimeo. Tutti gli indagati potranno replicare alle accuse nei successivi passaggi del procedimento. La difesa potrà proporre ricorso al Riesame per ottenere le scarcerazioni. In particolare, gli indagati di cui due Giudici Tributari della locale Sezione distaccata della Commissione Tributaria Regionale della Campania, due dipendenti amministrativi presso il predetto ufficio, sei imprenditori e quattro consulenti fiscali avevano costituto un efficace sistema per pilotare l’iter procedimentale e condizionare, a favore degli imprenditori corruttori, l’esito di procedimenti tributari originati da accertamenti dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza di Salerno. Le indagini, svolte dalla Guardia di Finanza, hanno consentito addirittura di riprendere le dazioni di denaro a titolo di corruzione che, per il tramite dei due dipendenti amministrativi, i quali trattenevano la loro quota-parte, venivano successivamente consegnate ai due Giudici Tributari.
Il passaggio di denaro avveniva sempre in contanti, il giorno prima della decisione della Commissione Tributaria Regionale ed in luoghi particolari, quali l’ascensore della Commissione. In un caso, il Giudice, non soddisfatto, ha persino preteso un’integrazione della somma già ottenuta, minacciando un provvedimento non in linea con le aspettative del corruttore.
Gli importi pagati ai due giudici per ottenere le sentenze favorevoli oscillavano tra i 5 e i 30 mila euro. In alcuni casi sono state promesse dazioni di altre utilità come, ad esempio, l’assunzione del figlio di un Giudice da parte di una delle società coinvolte oppure la concessione in uso gratuito di un appartamento in città.
Gli accertamenti svolti hanno consentito, allo stato, di individuare dieci procedure il cui iter è stato condizionato dalla corruzione e verificare che tutte sono state decise con sentenze
favorevoli ai contribuenti corruttori, con l’azzeramento delle somme dovute al fisco per le imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni comminate. Complessivamente, da una prima stima, le imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni amministrative annullate con le decisioni condizionate dalla corruzione ammontano a circa 15 milioni di euro. Una società di Siano (SA), ad esempio, ha ottenuto, tramite la corruzione, la cancellazione di un debito di oltre otto milioni di euro; per un’altra, di Salerno, invece, la somma contestata ed annullata raggiungeva quasi il milione di euro. Oltre ai provvedimenti cautelari sono state eseguite perquisizioni anche negli uffici della Commissione Tributaria e nelle abitazioni e negli studi di altri professionisti indagati la cui posizione è in corso di valutazione. Ad uno dei due dipendenti della Commissione Tributaria, sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 50 mila euro in contanti. I ricorsi proposti dai corruttori avverso gli accertamenti fiscali che avevano portato alle contestazioni delle imposte evase erano stati quasi tutti respinti, in primo grado, dalla Commissione Tributaria Provinciale di Salerno.