Sempre più cinghiali, negli ultimi mesi, sono avvistati nell’area nord della provincia di Salerno.
Gli avvistamenti sono stati segnalati nella parte alta di Montalbino, tra i comuni di Tramonti, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Cava de’ Tirreni, Corbara, Sant’Egidio del Monte Albino e Pagani. Altri sono stati registrati tra Sarno (zona Saro, Saretto, Episcopio e zona Quattrofuni ), Roccapiemonte, Castel San Giorgio e Mercato San Severino, per non parlare della parte alta di Siano, Bracigliano, Calvanico, Baronissi e Fisciano. Diversi di questi capi selvatici visti lungo i pendii nei pressi dell’autostrada A30 tra Castel San Giorgio e Mercato San Severino. Specie di notte, singolarmente o in gruppi, i cinghiali scendono sempre più a valle con pericolo notevole per la viabilità. E se hanno con loro i piccoli sono particolarmente aggressivi verso l’uomo, anche se a bordo di auto. Questi animali attaccano per paura, specie se per proteggere i piccoli. Spesso disorientati dai rumori e dalle luci, in particolare delle auto, sono impauriti e quindi più pericolosi. Le numerose battute di caccia hanno solo lievemente sfoltito la popolazione, nonostante le centinaia di uccisioni, anche perché le varietà importate per il ripopolamento diversi anni fa sono molto prolifici.
Il caso Salerno.
L’invasione dei cinghiali è tornata agli onori della cronaca dopo che, ieri mattina, è stato notato un cinghiale che si abbeverava nel letto del fiume Irno, poco dopo la cittadella giudiziaria a Salerno e poi catturato sulla spiaggia vicino alla foce. L’animale proveniva probabilmente dalle colline alle spalle del centro della città, quelle di Matierno, Cappelle, Giovi, Pastorano e Casa Manzo, dove circolano a centinaia. Quello di ieri aveva perso l’orientamento ed era sceso fino a valle, seguendo il corso del fiume, terminando la sua corsa sulla spiaggia davanti al Grand Hotel, impaurito per la presenza del mare e per le tante persone che lo circondavano e gli gridavano dall’alto del lungomare. Per salvare l’ungulato, un maschio di un’ottantina di chili di peso, si è mossa una task force composta da polizia municipale, protezione civile, vigili del fuoco e veterinari dell’Asl Salerno. Una volta sedato con frecce anestetiche, il cinghiale è stato trasportato su un mezzo dei vigili del fuoco fino a Cappelle Superiore, nella frazione collinare della città, lontano da abitazioni, dove è stato rilasciato: stava bene e si è ripreso subito.
Le proteste degli agricoltori.
La cronaca del salvataggio è stata riportata da Salvatore De Napoli su La Città che ha anche intervistato il presidente di Coldiretti Salerno, Vito Busillo. La Coldiretti è in primo piano nel chiedere un intervento pubblico contro la proliferazione di questi animali voraci: uno solo di loro, in una notte, è capace di divorare un ettaro di mais o di altra coltivazione. I cinghiali sono migliaia e migliaia in tutta la provincia di Salerno.
«Non è più solo questione di agricoltura e di danni alle coltivazioni. A rischio c’è la sicurezza dei cittadini – ha dichiarato a La Città il presidente della Coldiretti -. I cinghiali ormai non sono solo più in zone rurali ma anche in quelle urbanizzate di Salerno, dell’Agro nocerino e ovviamente della Piana del Sele e della zona sud della provincia. Serve un’accelerazione degli interventi di riduzione degli ungulati e l’attuazione di un piano di contenimento. Creano seri problemi all’agricoltura, agli automobilisti, alla biodiversità, sono fonte di pericolo anche per la conservazione della flora e della fauna selvatica. Bisogna mettere in campo un’azione straordinaria di riduzione contenimento della specie. Il numero degli esemplari è ormai fuori controllo».
La situazione peggiore e nella parte sud della Provincia, dove gli agricoltori hanno dichiarato guerra a questi animali, recintando i loro campi con fili in cui passa la corrente elettrica o dormendo nelle baracche per proteggere le coltivazioni. Essendo bravi e veloci a scavare, questi animali danneggiano anche i corsi d’acqua e le strade. Per Busillo, il positivo “Piano di gestione e controllo del cinghiale” varata dalle Regione, «ma c’è bisogno di norme precise e più stringenti per l’area del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni che non rientra nelle misure previste dal Piano-. Gli imprenditori agricoli sono esasperati perché da anni non intravedono soluzione al flagello dei cinghiali, senza essere costretti a chiedere i risarcimenti che, peraltro, arrivano a distanza di anni».
Redazione