Quella pista tutta da verificare, l’omicidio di Maurizio Fortino commissionato all’assassino

Da giorni a Nocera Inferiore si parla della nuova pista sull’assassinio del 52enne infermiere nocerino Maurizio Fortino, ucciso nell’estate di due anni fa da Davide Giorgio Sanzone Giancane che lo aveva trovato a casa della sua ex compagna in via Origlia.

Per quest’assassinio, l’imputato, figlio di un siciliano e di una nocerina, cresciuto tra via Cucci e via Fucilari a Nocera Inferiore, è stato condannato a 16 anni di reclusione con il rito abbreviato. Un omicidio ricondotto alla gelosia nell’aver trovato un uomo a casa della sua ex e in presenza della figlia, tanto da armare la mano di “Davide ‘o siciliano” con un coltello da cucina e a sferrare una coltellata all’infermiere che riuscì ad uscire dall’abitazione a piano terra in un cortile e a salire sul suo scooter, mentre l’accoltellatore lo pregava di non denunciarlo. All’ospedale Umberto I, Fortino arrivò trasportato da una coppia che lo aveva vista a terra, caduto dallo scooter in via Famiglia Pietro Lamberti, ma per lui non ci fu nulla da fare.

Ora però, una nuova pista raccontata da un compagno di cella di Sanzone in una lettera inviata in procura, nella quale il detenuto sostiene di aver ricevuto le confidenze dell’assassino: questi gli avrebbe detto che l’omicidio sarebbe stato voluto da altri, insomma commissionato. Una vanteria di Sanzone? Un modo per dire in carcere di avere alle spalle altre persone e quindi darsi un tono? Una verità tenuta segreta dall’imputato e per quali motivi? E proprio il movente resta il dubbio maggiore: perché qualcuno avrebbe dovuto commissionare l’assassinio dell’infermiere? Non è noto, al momento, il motivo che avrebbe potuto determinare la richiesta di uccidere Fortino che, oltre per la disponibilità nel suo lavoro, era conosciuto solo per la passione per la politica. Una lettera dal carcere, quindi, che potrebbe risolversi in un nulla di fatto o aprire nuove indagini che potrebbero portare a sviluppi finora impensati.

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