Presunto razzismo in ospedale: frasi rivolte a un collega e non al paziente

L’infermiera dell’ospedale “Fucito” di Mercato San Severino si sarebbe rivolta con le frasi «Devi morire», «Devi andare via di qui» non al giovane paziente della Costa d’Avorio in attesa al pronto socorso domenica mattina ma un Oss con il quale ci sarebbe stati dei dissapori.

Il paziente, stante il momento particolare di disagio trovandosi in un pronto soccorso bisognoso di cure, avrebbe fraiteso, pensando che quelle frasi fossero dierette a lui mentre lo erano nei confronti di un operatore socio sanitario collega dell’infermiera. Questo il risultato dell’inchiesta interna dell’Azienda ospedaliera universitaria “San Giovnni di Dio e Ruggi D’Aragona” di Salerno, di cui fa parte anche l’ospedale di Mercato San Severino dove sono accaduti i fatti.
L’inchiesta, ordinata dal direttore generale Giuseppe Longo, è arrivata a queste conclusioni dopo aver avuto le dichiarazioni scritte del personale, di pazienti e dei familairi presenti nel pronto soccorso dell'”Fucito” al momento dei fatti.
Quelle frasi, però, sono comunque gravi e quindi gli atti sono stati trasmessi alla “disciplinare”, con un rapporto sui fatti certamente più lieve, essendo caduta l’aggravante razzistica. Rimane in campo, però, l’indagine della procura di Nocera Inferiore, guidata da Antonio Centore.
Questo il comunicato ufficiale dell’Aou: «“Non emergono comportamenti o atti assunti dal personale in servizio riferibili ad episodi di razzismo” è quanto emerge, precisa il Direttore Generale della AOU di Salerno, dall’esito dell’indagine interna effettuata presso l’Ospedale Fucito di Mercato San Severino a seguito del video pubblicato sui social. “E’ stato ascoltato tutto il personale del Pronto Soccorso presente nel turno di servizio durante il quale si è registrato l’episodio, nonché soggetti esterni presenti al momento del fatto” – continua il Direttore Generale – “gli atti contenenti le dichiarazioni, debitamente sottoscritte dalle persone presenti, sono stati in ogni caso trasmesse all’Ufficio Procedimenti Disciplinari, in quanto le frasi proferite, pur non indirizzate al paziente bensì ad altro operatore sanitario, costituiscono atteggiamenti non ammissibili e passibili di censura”».

loading ads