FederCepi Costruzioni ha chiesto al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, e ai cinque Prefetti della Campania, interventi urgenti per accertare la proprietà (e i conseguenti obblighi legati alla manutenzione e alle verifiche tecniche periodiche) su 307 viadotti della Campania per i quali l’ANAS non è riuscita ad accertare la titolarità e le conseguenti responsabilità manutentive.
«È assolutamente inconcepibile e incomprensibile – commenta il presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi – che nel 21° secolo non si riesca a verificare la titolarità di ben 307 infrastrutture. Com’è altrettanto inconcepibile che, per una simile assurdità, si tolleri che strutture costruite anche mezzo secolo fa, non vengano sottoposte ad alcun controllo, ad alcuna verifica tecnica sulla staticità». «Chiediamo ai Prefetti e al Ministro di attivare interventi urgenti per verificare lo stato di manutenzione e sicurezza di questi 307 ponti, impiegando la Protezione Civile, coinvolgendo le Università e, se è il caso, il Genio militare, in attesa di definire la titolarità e chiarire le responsabilità». Tutto nasce da una indagine interna commissionata nel 2017 dall’amministratore delegato dell’ANAS Gianni Armani, sui ponti che incrociano la rete gestita dall’azienda pubblica: oltre 27 mila chilometri di asfalto, fra Statali, autostrade, raccordi stradali e complanari. Dallo studio sono emerse una serie di perplessità sulla proprietà di 1.425 strutture, allo stato senza un proprietario e un gestore identificato (di conseguenza nessuno provvede oggi alla manutenzione e alle verifiche tecniche imposte dalla legge). Nel medesimo studio ANAS si evince che un ponte su quattro ha più di un quarto di secolo; il 50% ha compiuto i 40 anni di età e quasi una su quattro ha superato addirittura il mezzo secolo di vita. Non è possibile risalire con certezza al gestore di un ponte perché nella maggior parte dei casi si sono succeduti passaggi di proprietà o di gestione. In molti casi inoltre, sussistono contenziosi, fallimenti, decessi.
«La situazione, insomma, – commenta ancora il presidente Lombardi –è estremamente confusa e priva di riferimenti certi, con enti pubblici e privati che si rimpallano responsabilità e competenze mentre gli automobilisti, percorrendo questi ponti, sono costretti a confidare nella buona sorte, trattandosi di strutture abbandonate a sé stesse, in molti casi anche da decenni». La Campania ha appunto il poco invidiabile primato delle opere «da identificare»: appunto 307 («praticamente tutti i ponti», commenta il presidente Lombardi). Spicca, nell’elenco, il caso dei 13 cavalcavia sulla Statale 7 bis (che attraversa le province di Caserta e Napoli), arteria di grande percorrenza, realizzata nel post terremoto del 1980 dalla Cassa del Mezzogiorno, per i quali «risulta un lungo rimpallo delle competenze manutentive», scrive l’Anas nel rapporto. Il sindaco di Orta di Atella, Andrea Villano, ingegnere, ne ha chiusi tre lo scorso anno ritenendoli «una bomba a orologeria per la pubblica incolumità». Le auto e i camion – lì come su tutti gli altri ponti “senza padrone” in Campania – continuano a sfrecciare, ignari del pericolo, e nonostante la piaga ancora viva del Ponte Morandi di Genova. Caso purtroppo affatto isolato: già in precedenza, nel 2016 un cavalcavia, ad Annone sulla Statale 36 Milano-Lecco, collassò sotto il peso di un tir finendo su due auto in transito; a marzo 2017, un ponte autostradale crollò ad Osimo, dalle parti di Ancona; il 18 aprile dello scorso anno, pochi mesi prima del dramma di Genova, un altro viadotto a Fossano (Cuneo) si schiantò su un’auto dei Carabinieri. Appena qualche settimana fa la procura di Arezzo ha inoltre sequestrato il viadotto Puleto, sull’E45 «perché a rischio»: l’ente gestore non ha effettuato la manutenzione imposta per legge. «Bisogna intervenire immediatamente – conclude il presidente Lombardi – prima che si verifichi un’altra tragedia! Senza attendere le prevedibili, usuali lungaggini della burocrazia legate all’accertamento della proprietà: Ministro e Prefetti attivino Università, Protezione Civile e Genio militare per una tempestiva verifica delle condizioni di sicurezza e staticità al fine di identificare e richiamare i proprietari alle proprie responsabilità». L’ANAS ha già ufficialmente informato il MIT su questo stato di cose. «In mancanza di interventi – conclude Lombardi – attiveremo tutte le autorità competenti, a tutela della pubblica incolumità».