Mercoledì sera allo Spazio Pueblo si parlerà di calcio attraverso il libro di Vincenzo Paliotto, e in particolare del termine “derby”, di origine inglese, che ha rapidamente attecchito anche nella cultura calcistica italiana e che definisce in modo specifico la sfida tra due sodalizi appartenenti alla stessa comunità urbana. Una sorta di contesa esclusivamente cittadina, in cui la divisione della territorialità diventa motivo della rivalità più intensa.
Nel corso dei suoi lunghi secoli di storia, nel nostro paese ha spesso prevalso il campanilismo nella sua forma più accentuata e genuina. Dal punto di vista storico e politico il territorio italiano, ad ogni sua latitudine, è stato caratterizzato da diverse evoluzioni della città-stato, passando attraverso i confini feudali e le regioni, accentuandone in maniera anche esasperata, e forse inconsapevole, le divisioni e le differenze con i vicini di casa e di confine. Durante gli anni, si è iniziato ad usare per convenzione il termine derby in riferimento a sfide di carattere provinciale e regionale. Per cui la storia d’Italia, dalla Sicilia fino al Nord, è piena di derby e rivalità di ogni genere. Nel periodo fascista ci fu addirittura un tentativo di evitare il calore del derby, ma fu concretamente contrastato. Il tentativo ci fu perché nella concezione fascista, due compagini calcistiche erano già anche troppe nello stesso centro urbano. Singolare è stato il caso di Genova, in cui i gerarchi fascisti contribuirono invece alla fondazione della Dominante, non a caso dalle divise nere, diventata avversaria del Genoa successivamente con la trasformazione in Sampdoria. Con il passare del tempo il gusto antico e popolare del calcio è cambiato. Episodi del calcioscommesse, dell’aumento del biglietto, e dello scoraggiamento del tifo organizzato hanno e tutt’ora stanno facendo svuotare gli stadi. Fu a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta che gli stadi italiani cominciarono ad essere letteralmente tappezzati di striscioni, in un primo momento quasi anonimi o inneggianti semplicemente alla squadra di casa. Stava nascendo un nuovo fenomeno.
Nel 1969 si registra infatti l’inizio del grande fenomeno Ultras, gruppi che sorsero al seguito di tutte le maggiori realtà calcistiche italiane, soprattutto nelle divisioni più importanti. Accanto al fenomeno sociale degli ultras entrò negli stadi anche la politica, dato che ci si trovava nel pieno degli anni di piombo e delle rivolte sociali a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Dopo gli anni Ottanta invece, fecero il loro ingresso nuovi tipi di simboli, come quello della marijuana: la cultura delle curve sdoganava l’argomento tabù delle droghe leggere, mettendo al bando, invece, le droghe pesanti. In ogni caso il panorama ultras divenne un elemento nuovo del calcio per i suoi colori e per la sua nuova spinta al seguito della squadra. Una partita di calcio cominciava ad essere giudicata, oltre che per la qualità del gioco espresso dalla squadra, anche per la qualità del tifo. Mercoledì sera racconteremo con Vincenzo Paliotto e il suo libro “I derby d’Italia – Le rivalità del Calcio Italiano”, di tutti quei derby che hanno contribuito a costruire le rivalità presenti sul nostro territorio a livello sia regionale che nazionale, soffermandoci ovviamente anche sul nostro sentitissimo Cavese – Salernitana. Insieme a quelli dell’autore, ci saranno anche i racconti degli Ultras Curva Sud Catello Mari, e come ospite d’eccezione Emilio de Leo, allenatore e tattico cavese, nonché vice di Sinisa Mihajlovic, che con il suo contributo spiegherà quanto l’emozione alle volte influenzi e stravolga le tattiche di gioco durante un derby.
comunicato stampa