Al Galizia di Nocera Inferiore arriva Filomena Lamberti, la donna sfregiata dall’acido

L’incontro promosso dall’Associazione Le Philanthrope.

Filomena Lamberti, la donna di Salerno sfregiata con l’acido dal suo ex marito, diventata in Italia, suo malgrado,  un vero e proprio simbolo di coraggiosa testimonianza e di lotta al fenomeno della violenza sulle donne, venerdì 14 dicembre alle ore 10.00 sarà a Nocera Inferiore per  incontrare gli studenti del Liceo Statale Alberto Galizia.

Grazie alla sensibilità della dirigente Maria Jose Vigorito, Filomena parlerà agli studenti, racconterà la sua storia drammatica fatta di violenza e di continue vessazioni, nella speranza che mai nessuna donna debba più subire ciò che ha dovuto patire lei.

A promuovere l’incontro l’Associazione di promozione sociale Le Philanthrope presieduta dalla giornalista Luisa Trezza, già assessore alle Politiche Sociali e Pari Opportunità del Comune di Roccapiemonte e particolarmente impegnata sui temi della prevenzione e della sensibilizzazione nei riguardi di un fenomeno che continua ad essere in preoccupante crescita.

L’incontro si svolgerà con il patrocinio del Comune di Nocera Inferiore.

Ad accogliere Filomena Lamberti  ci saranno infatti il sindaco Manlio  Torquato, gli assessori Federica Fortino e Gianfranco Trotta e la dirigente del piano di Zona, la dott.ssa Rosa Montuori.

A parlare della storia di Filomena Lamberti, raccontata nel suo libro-testimonianza dal titolo “ Un’altra Vita”, saranno la sociologa Anna Malinconico presidente di Città della Gioia e Rossella Meola, psicoterapeuta del centro antiviolenza Linearossa di Spaziodonna.

La vita di Filomena Lamberti cambiò per sempre nella notte del 28 aprile 2012.

L’uomo che aveva sposato 35 anni prima, dopo una vita d’inferno fatta di botte, mortificazioni e continue ingiurie, dinanzi alla decisione di Filomena di mettere fine al matrimonio, accecato dall’ira e dall’odio, nel cuore della notte le versò sul corpo e sul viso  una bottiglia di acido solforico,quello stesso acido che Filomena utilizzava nella pescheria di famiglia per sturare i tubi.

Gli effetti sul corpo e sul volto di Filomena furono devastanti, in 6 anni la donna ha subito ben 26 interventi, ma nonostante il dolore, le difficoltà fisiche ed emotive, Filomena è andata avanti, riuscendo a sopravvivere ad una violenza feroce  e a riappropriarsi finalmente della sua vita.

Nonostante il dolore Filomena era finalmente una donna libera.

Capitolo a parte meriterebbe l’epilogo giudiziario della vicenda.

L’ex marito viene condannato dopo un processo per direttissima a soli 18 mesi, di cui appena 15 trascorsi in carcere. Oggi è un uomo libero, durante quel processo lampo, non viene nemmeno condannato al risarcimento danni. L’accusa per lui non parla  di tentato omicidio ma solo di “lesioni gravi”.

Anche dinanzi ad una palese ingiustizia  come questa,  Filomena  va avanti,  il bisogno ma anche il dovere di testimonianza di cui  si fa scudo nell’affrontare il mondo per raccontare la sua storia, le rendono una sorta di riscatto.

Filomena si salva dal mostro ogni giorno, soprattutto quando parla ai giovani,  con grande dignità e forza, con la consapevolezza che questo sia l’unico modo per salvare anche altre donne, sperando però  di arrivare in tempo.

Filomena non ha più paura di mostrare il suo volto deturpato e si batte come una leonessa in nome e per conto di tutte le donne che hanno subito violenze analoghe,affinché venga approvato anche il reato di  omicidio di identità.

Sonia Angrisani

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