Da giorni, sulle pagine dei quotidiani, in tv e siti on line campeggia il caso della violenza sessuale ai danni di due bambine di nove anni che ha portato in carcere il nonno e la madre di una di queste, il primo per atti di libidine violenta e quindi per violenza sessuale, e la seconda perché avrebbe saputo di quanto accadeva alla figlia e non avrebbe fatto nulla per impedirlo, anzi avrebbe lasciato la piccola a casa del nonno da soli.
Una delicata inchiesta partita dalla segnalazione dei servizi sociali di Roccapiemonte ai quali si era rivolta la madre di un altro bambino, ma basata anche su interrogatori e intercettazioni telefoniche. Un’indagine che vede contrapposti da un lato il sostituto procuratore Gaetana Amoruso che coordina le attività investigative dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria presso la procura di Nocera Inferiore al comando del luogotenente Alberto Mancusi, e dall’altro l’avvocato Eduardo Sorrentino, difensore di entrambi gli indagati. Di mezzo c’è un precedente che pesa non poco in questa vicenda e proprio questo ha aperto le porte a più di un dubbio. Per ora, nonostante l’interrogatorio di garanzia, rimangono in carcere il 69enne A.R., da poco trasferitosi a Nocera Superiore, e la figlia, la 33enne rocchese M.R.. Il nonno avrebbe approfittato della nipotina di nove anni e di una vicina di casa della stessa età.
L’orribile precedente.
Una storia, purtroppo, delle tante che si verificano proprio in famiglie, specie quelle meno agiate, come è in questo caso di Roccapiemonte. Ma questa volta c’è un particolare agghiacciante. A rilevarlo è stato Salvatore De Napoli su La Città: l’anziano da poco tempo aveva finito di scontare una condanna a 12 anni di reclusione (otto effettivamente scontati per gli abbuoni previsti per legge) per violenza sessuale proprio sulla figlia che oggi è stata arrestata. A La Città, l’avvocato Sorrentino aveva dichiarato che non si aspettavano una misura cautelare sia per il nonno che sapevano essere stato indagato e soprattutto per la madre della bimba, tanto da arrivare a dire che l’arresto era «un fulmine a ciel sereno». Il legale aveva anche asserito che, prima del suo fermo, era stato nominato uno psichiatra, consulente della difesa per accertare «la sussistenza dei fatti di cui all’indagine». Ancora Salvatore De Napoli ha poi riportato di altre segnalazioni fatte in precedenza sul conto di presunti interessi particolari di A.R. verso almeno un altro bambino ma che non aveva trovato riscontri, bloccando le indagini.
La posizione della nonna.
«Se è accaduto qualcosa di disdicevole, la figlia è vittima di questa situazione come lo è la nipotina ed è suo interesse comprendere la verità» aveva dichiarato l’avvocato Eduardo Sorrentino sempre a La Città, riportando la voce della moglie del A.R. «Proprio perché era stata vittima del padre – aveva detto al quotidiano il legale – mai avrebbe consentito che quello che le era accaduto potesse verificarsi anche con la figlia. La nonna è sicura che quantomeno la figlia in questa brutta vicenda non c’entri nulla. Intanto, nonostante lei non sia indagata, ha difficoltà a tenere con sé la nipotina che può solo vedere».
L’interrogatorio.
Quello che l’avvocato aveva premesso nelle ore prima al più diffuso giornale della provincia sarebbe diventata, a suo dire, la posizione della sua assistita. «Non avrei mai consentito a mio padre di fare ciò che ha fatto a me con mia figlia » avrebbe detto, secondo l’avvocato Sorrentino, M.R. al Gip Levita che l’interrogava. Anche A.R. ha respinto le accuse.
Il dubbio.
Ancora una volta a Salvatore De Napoli, il legale dichiara: «La mia assistita ha ribadito con forza di aver saputo di eventuali atti di molestie sessuali a marzo scorso ma aveva iniziato delle verifiche per appurare se i fatti fossero veri, senza mettere alla gogna la figlia. Finora queste voci non avevano trovato riscontro». L’avvocato poi afferma qualcosa di molto particolare: «Vista che era nota, la condanna del mio assistito per violenza sessuale nei confronti della figlia, temiamo che le bambine possano essere state avvicinate da qualche adulto che non vedeva di buon occhio la presenza del 69enne nel palazzo e quindi abbia potuto determinare una falsa percezione della realtà da parte delle minori. Le bimbe potrebbero aver immaginato, più o meno consapevolmente, una realtà diversa da quella avvenuta. Io per prima ho interesse, e con me i miei assistiti, a comprendere come siano andati veramente i fatti».
Insomma, qualcuno, fidando sulla notorietà della condanna di A.R. su M.R. avrebbe utilizzato questo per far immaginare alle bimbe le violenze sessuali subite, un modo per avere partita facile nei confronti di una persona che non «vedevano di buon occhio». Non sarebbe il primo caso ma c’è un ma che non sfugge all’arguto giornalista. Scrive De Napoli: «E’ovvio che in questi casi bisogna agire con la massima cautela, certo è che ha del miracoloso che una figlia, dopo che il padre è stato pure condannato a 12 anni di reclusione per violenza sessuale nei suoi confronti (fatto risaputo a Roccapiemonte), sia riuscita a ricostruire un rapporto di frequentazione con il genitore. Visto questo macigno di precedente, appare difficilmente comprensibile perché la madre, sapute delle voci di violenze sulla figlioletta a marzo-aprile, abbia continuato a far vedere la piccola al nonno fino a luglio scorso, anche da soli».
La parola probabilmente passerà al tribunale del Riesame quando tutte le carte in mano agli inquirenti saranno scoperte e qualche dubbio potrebbe essere chiarito, forse con qualche particolare più raccapricciante.
Luisa Trezza – RTAlive