MInacciò e picchiò una persona, Eboli a giudizio

Rinviato a giudizio Ciro Eboli.

Il trentottenne ex candidato al consiglio comunale con una delle liste perdenti e nipote del boss Antonio Pignataro di cui sarebbe stato anche uomo di fiducia dovrà essere processato per aver picchiato una persona e per averla minacciata con una pistola. Dell’agguato non se non se ne conosce il motivo. Intercettato in auto, il 26 luglio scorso, Eboli disse: «Come scesero dall’auto per venirmi a picchiare, metto il colpo in canna…pigliò lui: oh, oh… e si tirò.. e come dici? Fammi sentire. Per una parte lo mantenevo fermo e a quell’altro dissi: sali in auto, sennò ti apro la testa…gli diedi una cuzzata qua dietro. Quello mi è andato a denunciare..rischio tre-quattro anni di carcere per quello scemo».

Eboli è uno dei perni principali dell’inchiesta sull’interesse di Pignataro e i suoi per la costruzione di una casa famiglia di pertinenza della parrocchia di San Giuseppe a Motevescovado che doveva passare attraverso il cambio di destinazione d’uso di un terreno opzionato dalla parrocchia nell’ambito di un progetto presentato dal parroco e appoggiato dal vescovo con una lettera inviata al sindaco il 9 maggio 2017.

La giunta Torquato in carica fino a luglio 2017, deliberò l’avvio di una procedura di valutazione per conoscere dagli uffici comunali se fosse possibile questo cambio di destinazione d’uso. Secondo la Dda di Salerno questa delibera fu ottenuta grazie all’interessamento del consigliere comunale Carlo Bianco (candidato nelle liste poi vincenti senza essere rieletto). Bianco, che poi sarà arrestato, per il suo interessamento per il cambio di destinazione d’uso (in realtà mai avvenuto) ricevette la promessa di alcuni voti, una trentina, dal gruppo di Pignataro che vedeva in contemporanea, ma su parti opposte, candidato proprio Eboli. Appoggio, come lamenterà Bianco a telefono (intercettato), che non ci sarebbe stato. Va ricordato, però, che è punibile la sola promessa di aiuto elettorale da parte di persone come Pignataro.

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