I pazienti psichiatrici sul nostro territorio necessitano di strutture ad hoc.
La situazione del loro percorso curativo e di assistenza è mutata da quando sono stati chiusi gli orribili manicomi, definiti ospedali psichiatrici. Chiusura avvenuta grazie alla legge Basaglia: oggi ricorrono i 40 anni. Un esempio per tutta l’Europa.
Attualmente esistono una serie di servizi territoriali che si segnalano anche a livello internazionale, un vero modello da seguire. Come è costituito questo assetto organizzativo?
Tutto parte dal Dipartimento di Salute Mentale (DSM), insieme di strutture e servizi atti alla cura ed alla assistenza; in ambito territoriale e quindi in seno all’Asl il DSM è dotato dei seguenti servizi:
– centri di salute mentale;
– centri diurni (semiresidenziali);
– servizi residenziali;
– servizi ospedalieri (diagnosi e cura e day hospital).
Le case di cura private e le cliniche universitarie completano l’offerta assistenziale.
Questo è il quadro attuale. Ma nella nostra regione, cioè in Campania, come stanno le cose? Alla salute mentale, come evidenziato dai “Quaderni di epidemiologia psichiatrica” del 2017, viene assegnato appena il 2,4% della spesa sanitaria regionale, meno della metà di quanto disposto per legge: più volte sottolineato dal direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Napoli.
Quali sono i numeri della Campania in tale ambito?
Ad oggi esistono dieci “Dipartimenti di Salute Mentale” disseminati sul territorio; la rete di servizi (costituita da Centri Salute Mentale, centri diurni e strutture residenziali) conta 194 strutture, 91 servizi territoriali (1,9/100mila abitanti), 51 servizi residenziali (1,1/100mila abitanti) e 52 servizi semiresidenziali (1,1/100mila abitanti); gli utenti nell’anno 2015 sono stati 66.246 e quelli dimessi sono stati 4.307 in regime ordinario da reparto psichiatria e 10.275 con diagnosi principale da tutti i reparti ospedalieri; il numero di Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) è stato di 903; i soggetti in cura alla strutture residenziali sono stati 743 e 1.649 sono stati quelli seguiti dalle strutture semi-residenziali.
La speranza è che la spesa di questi servizi sia maggiore e che possa essere aumentata secondo quanto previsto dalla normativa.
Sonia Angrisani