False residenze, la Dda indaga su dipendente comunale

Residenze facili agli extracomunitari, anche la Dda di Salerno chiude le indagini.

Rimangono indagati la madre, dipendente comunale a San Valentino Torio, il figlio, la nuora e tre nordafricani. Dopo l’inchiesta della procura di Nocera Inferiore, diretta dal pm Giuseppe Cacciapuoti, il fascicolo era passato di competenza, in base alla nuova normativa, alla Direzione distrettuale antimafia di Salerno che ha eseguito ulteriori attività investigative giungendo alla stessa conclusione, l’ipotesi di associazione per delinquere tra i tre familiari italiani, accusati anche per la contraffazione di documenti, falso in atto pubblico, peculato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sott’indagine i pm della Dda Rocco Alfano e Silvio Marco Guarriello hanno messo anche tre stranieri, El Hachimi El Maharzi, Mohamed El Haquat e Anen Louafi per false dichiarazioni all’anagrafe.

L’indagine parte dalla stazione carabinieri di San Valentino Torio, guidati dal maresciallo Gennaro Corvino. Secondo le ipotesi degli inquirenti, il coniuge Tommaso Siniscalchi di 40anni e Francesca Ciola, 36ienne residente a San Valentino Torio, grazie alla complicità della madre dell’uomo, la 62enne Carmela Prota (oggi in pensione), impiegata all’ufficio Anagrafe comunale valentinese, avrebbero architettato un giro di false documentazioni per il rilascio di carte d’identità in base alle quali venivano emessi documenti di permanenza sul territorio italiano e dell’Unione europea, intascando i soldi destinati per le pratiche all’Asl e al Comune. Promotori e organizzatori dell’associazione per delinquere sarebbero stati la madre e il figlio, con la donna che avrebbe consentito al 40enne di accedere al sistema informatico. Il gruppo intascava i 150-200 euro versati dagli ignari extracomunitari per oneri comunali e formavano false certificazioni di abitabilità, con formale intestazione dell’ufficio tecnico del Comune di San Valentino Torio e del servizio di igiene dell’Asl, per edifici in realtà fatiscenti o comunque che non avevano i requisiti minimi, tutto senza che i proprietari ne sapessero nulla.

La documentazione così formata veniva consegnata agli extracomunitari che si erano rivolti al Comune per ottenere la residenza anagrafica e il conseguente rilascio della carta d’identità valida in tutta l’Unione europea. Le indagini hanno accertato ben 37 casi di peculato, somme di denaro destinate al Comune di San Valentino Torio e all’AsI e finite nelle tasche dell’associazione per delinquere, e decine di casi di falsificazione di ricevute postali di pagamento in favore di Palazzo Formosa e dell’Azienda sanitaria. Gli immigrati sarebbero stati all’oscuro del raggiro che sarebbe stato messo in piedi dai tre italiani.

Gli indagati italiani, difesi dall’avvocato Domenico Squillante, e quelli marocchini, difesi da un avvocato d’ufficio ed uno di fiducia, Maurizio Malet, avranno ora venti giorni per produrre documentazioni a loro favore o chiedere di essere interrogati prima che la Dda decida se chiederne o meno il rinvio a giudizio.

Salvatore De Napoli – La Città

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