Sono tante le proposte di fusione dei Comuni, in Italia molti gli esempi

La fusione dei comuni in Italia non è un evento raro, anzi dal 1861 al 2018 diversi sono stati gli esempi.

Il Comune di Formia nel Lazio, è nato dalla soppressione dei Comuni di Castellone, Maranola e Mola di Gaeta, nel 1862. Imperia in Liguria è nato, nel 1925, dalla fusione di diversi Comuni: Oneglia, Porto Maurizio, Caramagna Ligure, Piani, Castelvecchio di Santa Maria Maggiore, Borgo Sant’Agata, Costa d’Oneglia, Poggi, Torrazza, Moltedo Superiore, Montegrazie. Nel 1927, in Puglia, è nato il Comune di Adelfia, dalla soppressione dei Comuni di Canneto di Bari e Montrone. Nel 1928 in Lombardia, i Comuni di Cinisello e Balsamo, hanno dato vita al Comune di Cinisello-Balsamo. Nel 1968 in Calabria nasce il Comune di Lamezia Terme, dai Comuni di Nicastro, Sambiase, Sant’Eufemia. Recenti sono le fusioni di Corigliano Calabro e Rossano, in Corigliano-Rossano nel 2018 in Calabria, e nel 2013 quella di Montoro Inferiore e Montoro Superiore, in Montoro in Campania. Dal primo gennaio 2019 in Abruzzo nascerà Nuova Pescara, dalla fusione di Montesilvano, Pescara e Spoltore.

Le richieste di fusione sono tante e continue: 4 in Abruzzo, 4 in Calabria, 4 in Campania, 24 in Emilia-Romagna, 8 in Friuli Venezia Giulia, 1 nel Lazio, 7 in Liguria, 19 in Lombardia, 5 nelle Marche, 11 in Piemonte, 5 in Puglia, 1 in Sardegna, 9 in Toscana, 5 in Trentino, 4 in Umbria, 14 in Veneto.

Tanto fermento per le fusioni è dovuto principalmente alla gestione dei servizi. Per fare un esempio, la raccolta dei rifiuti in un Comune più grande e nuovo, abbatte notevolmente i costi e quindi la tassa. Ma questo è solo un aspetto, in effetti l’incremento del numero di proposte di fusione, va nella direzione dell’abbattimento dei costi e ciò rende più snello anche il lavoro degli amministratori.

In sintesi, le fusioni, portano più vantaggi che svantaggi.

gc

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