Rei e Reddito di cittadinanza a confronto, al Paese serve un Reddito di base

Sul sito di Confindustria è apparso un documento intitolato “REI e Reddito di cittadinanza a confronto” (https://bit.ly/2KMeccJ ), nel quale un gruppo di ricercatori dell’associazione padronale, chiarisce i veri motivi dell’avversione che Confindustria nutre verso il reddito di cittadinanza. 

Sono gli stessi ricercatori a riconoscere che i 2,1 miliardi stanziati per il REI non andranno a coprire che appena la metà dei poveri assoluti stimati in Italia, ormai vicini ai 5 milioni. Confindustria non dice che per ora il REI è arrivato ad appena 317mila persone e che in media sono stati distribuiti sussidi per 297 euro mensili. Ma riconosce però che la povertà in Italia è cresciuta molto e che è legata a doppio filo con la ”bassa partecipazione al mercato del lavoro”.

Quindi la ricetta che propone il padronato è piuttosto chiara: sviluppiamo il REI, perché qualcosa ai poveri bisognerà pur darla (siamo rimasti l’unico paese in Europa che non prevede forme di sostegno al reddito), ma teniamolo basso e condizioniamolo all’accettazione di un qualche lavoro, a bassissimo salario, consentendo il cumulo tra sussidio e salario. In questo modo, paradossalmente, il REI diventerebbe un incentivo ai bassi salari, una integrazione (che paga lo Stato) alle basse retribuzioni.

Prendere l’iniziativa per rivendicare un cambio di rotta nell’agenda di governo ed una lotta seria alle disuguaglianze sociali è una urgenza non più rinviabile, come è stato riaffermato nell’assemblea nazionale di Napoli del 29 aprile organizzata dalla Federazione del Sociale.

Il quaderno della Federazione del sociale “ Reddito di base contro reddito di inclusione” è scaricabile gratuitamente al link:https://bit.ly/2jLI7FF

Sonia Angrisani 

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