Il disagio regna sovrano. Per fare qualche esempio, ricordiamo la riduzione dei passeggeri del 45%, sulla Roma-Lido di Ostia, mentre sulla Circumvesuviana il calo è pari al 30% dell’offerta treni. Per non parlare, poi, della chiusura di più di 1.323 chilometri di linee ferroviarie, come è successo in Molise, dove non esiste più un collegamento ferroviario con il mare.
Ma basta spostarsi al Nord e le cose cambiano in positivo. Qui si investe di più, il numero dei pendolari cresce ed aumenta la voglia di spostarsi in treno. In Lombardia, ad esempio, nonostante le difficoltà su alcune linee, sono 735.000 i passeggeri che ogni giorno viaggiano sui treni regionali e in Friuli Venezia Giulia si è passati da 13mila a 21.500 viaggiatori.
Atro problema è che al Sud poi l’Alta Velocità si ferma a Salerno.
Tanta la differenza tra Regioni dello stesso paese. Una delle cause é sicuramente il modo diverso con cui queste realtà gestiscono le politiche dei trasporti (riduzioni treni e aumento delle tariffe), con conseguenti tagli ai servizi ferroviari nel sud e aumento del costo dei biglietti. Un’altra nota dolente riguarda, poi, i finanziamenti stradali: è stato infatti investito solo il 13% contro il 60% utilizzato per le strade e le autostrade.
In Italia sono tanti i pendolari che ogni giorno usufruiscono del servizio ferroviario: poco più di 5,51 milioni secondo Pendolaria 2017 di Legambiente. Un numero solo leggermente superiore rispetto a quello verificato nell’anno prima. La cosa sconvolgente è, però, la diseguaglianza di velocità.
Sonia Angrisani