La spesa sanitaria pro capite del nostro Paese è salita, ma resta più bassa rispetto ad altri paesi europei.
A segnalarlo il rapporto “Osservasalute”, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute delle Regioni italiane, dall’Università Cattolica “Sacro Cuore” e dall’Istituto di sanità pubblica.
L’aumento, anche se lieve, è dello 0,38% tra il 2015 e il 2016, attestandosi a 1.845 euro. Ha, quindi, proseguito la leggera crescita registrata nel 2015, riportandosi ai livelli del 2012. Volendo essere più precisi, sempre secondo “Osservasalute”,
da anni tutto avviene “in un quadro che vede il nostro Paese affrontare i forti vincoli di finanza pubblica imposti dagli accordi di Maastricht”.
Da segnalare anche il divario tra le varie Regioni. Lo stesso osservatorio sottolinea come gli indicatori evidenzino l’esistenza di sensibili divari di salute sul territorio, ne sono la prova i dati del 2017 della Campania dove gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; mentre nella Provincia Autonoma di Trento gli uomini mediamente sopravvivono 81,6 anni e le donne 86,3.
Se la sfida di un sistema sanitario nazionale era quella di assicurare standard simili a tutti i cittadini, le politiche di tagli, la chiusura degli ospedali, l’introduzione o l’aumento dei ticket hanno praticamente svuotato gli obiettivi della riforma sanitaria del 1978, una riforma che ci hanno invidiato in moltissimi e che oggi è ridotta a carta straccia.
Sonia Angrisani