“La nuova droga ‘invisibile’ ha mille fonti: Internet, smartphone, gambling, social network, pornografia, videogiochi online e non” dice il professor Mencacci.
Lo psichiatra rivela diverse nuove forme di dipendenza legate alla tecnologia. Di queste, alcune sono diventate famose: nomofobia (paura di rimanere sconnessi), fomo (paura di essere tagliati fuori dai social), ringxiety (ansia da smarphone), textiety (ansia da messaggio), vamping (ore notturne trascorse sui social media).
“I nostri adolescenti vivono un passaggio difficile: hanno poco passato, un presente incerto e un futuro di cui non si posseggono tracce, in sostanza navigano in un nuovo universo senza mappe, ‘a vista. E ciò che li unisce un costante stato di allerta, di giorno come di notte.
Tutto ciò a cosa porta? A depressione”. Lo afferma Mencacci, un vero e proprio squilibrio nella chimica del cervello, come sostiene anche una ricerca dell’Università della Corea che, nella carenza di sonno, individua il “primo killer” del cervello giovane.
Il mancato riposo porta a “conseguenze cognitive” che, secondo i dati degli esperti, vengono poi aumentate anche dall’utilizzo di sostanze, come cannabis e nuove sostanze psicoattive.
Emerge un quadro inquietante. I ragazzi di oggi hanno dei nuovi punti di riferimento, non più i genitori, ma i social. In questo mare della rete essi cercano le risposte.
Sonia Angrisani