Legge salva borghi.
Li chiamano comuni a rischio scomparsa, o anche comuni in polvere. Eppure sono una parte integrante del nostro patrimonio storico e artistico, e insieme rappresentano una grande opportunità sprecata per dare la possibilità di trovare casa, a condizioni accettabili, a quanti non riescono a farlo in città. L’Italia dei borghi è fatta di circa 6mila comuni, con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti: ed è qui che molti possono decidere di fare una scelta di vita. Specie se incentivati da scelte coraggiose delle amministrazioni locali che combattono, con gesti concreti, la deriva dello spopolamento.
Un primo passo, per aiutare davvero i borghi italiani (piccoli comuni con meno di 5mila abitanti) è stato fatto attraverso l’approvazione definitiva di una legge che stanzia 100 milioni di euro (10 milioni nel 2017, e 15 milioni dal 2018 al 2023). Sono soldi che se ben spesi, e non sprecati, serviranno a riqualificare un pezzo essenziale del nostro patrimonio non solo culturale, storico, economico, ma innanzitutto identitario.
Infine, un’attenzione particolare meritano i borghi devastati dai vari terremoti di questi ultimi anni. Ricordiamolo sempre: Salvare i borghi significa salvare l’Italia. Ricostruirli bene e velocemente, significa ricostruire l’Italia: e non fermarsi sulla soglia di facili promesse.
Con la spinta di una legge nazionale, ci siano movimenti e associazioni che, per ciascun borgo, si diano da fare alla ricerca di fondi privati (dal singolo cittadino a ciascuna categoria professionale, dagli stranieri che amano l’Italia agli italiani emigrati e ricchi) per alimentare la fiamma di questa grande speranza chiamata “salva-borghi”.
Sonia Angrisani