Nelle classi ci sono troppi casi di dislessia non riconosciuta, perchè latente o poco visibile: né come disturbo né, soprattutto, come diversità cognitiva. Ma sono presenti anche diversi disturbi di apprendimento con cui gli insegnanti convivono, senza potere adottare alcuna misura (dispensativa, compensativa o alternativa) perché i casi non sono stati accertati né tantomeno certificati. E soprattutto perché manca una cultura adeguata.
In Italia la dislessia riguarda dal 2 al 5% dei ragazzi, mentre il 10% ha disagi cognitivi di varia natura.
Per avvalorare la tesi, sono stati invitati a testimoniare alcuni dislessici diventati uomini di successo, proprio per la loro creatività: Lapo Elkann, Marco Boglione, patron di Basicnet, l’attore Francesco Riva, il fumettista Emanuel Simeoni.
“Occorre una rivoluzione culturale che riconosca la dislessia e gli altri disturbi, non come malattie, ma come diversità cognitive”.
Sonia Angrisani
