Al sud stiamo morendo di tumore, ma non perdiamo la dignità

Una ragazza calabrese ha lanciato su Facebook una dura denuncia. In un suo post ha scritto: “A casa mia mancavano le porte, ma non la dignità”. Commento diventato popolare in poco tempo.

Nata e cresciuta a Melito di Porto Salvo, il punto più a sud della penisola, la giovane ha lasciato la sua amata terra per andare a studiare al Nord, dove le è toccato anche curarsi, dopo aver scoperto di essersi ammalata di cancro al seno.
È questa la fotografia della situazione sanitaria vista con gli occhi di una ragazza. Drammatico il suo racconto: “La mia è stata una scelta da una parte obbligata, perché studiavo e lavoravo lì, dall’altra anche voluta, perché, come molti altri miei conterranei, preferisco affidarmi alla qualità e alla competenza degli ospedali del nord Italia. Di esperienza, a livello di malattie in famiglia, ne ho tanta: in dieci anni ho visto mio padre ammalarsi di leucemia cronica e poi di tumore al colon, mentre mia madre è stata colpita da una forma di linfoma molto particolare, misto. Per l’intervento al colon di mio padre ci siamo rivolti a Roma, mentre per quanto riguarda l’oncoematologia siamo rimasti a Reggio Calabria perché il reparto lì è molto buono. Ma il problema è che l’ospedale è allo sbaraglio, i tempi di attesa sono lunghissimi, il bacino di utenza è troppo ampio e l’organizzazione è carente. Anche a livello di strutture, non c’è paragone con la situazione che ho trovato al Nord: non c’è aria condizionata in estate, non c’è riscaldamento, le sedie sembrano improvvisate. Quando si ha a che fare con un malato oncologico, inoltre, si dovrebbe avere più cura del normale, farlo sentire accolto: nella sala d’attesa in cui entro quando vado a fare chemioterapia a Genova ho una libreria e questa piccola attenzione mi fa sentire a casa, mi fa sentire meglio. Ho un protocollo da seguire, di farmaci da prendere per evitare gli effetti della chemio, la nausea, il vomito: mia madre, invece, non è stata seguita nell’iter post terapia e sono dovuta entrare in gioco io, informarmi, procurarle i farmaci adatti a superare gli effetti collaterali”.

La situazione al sud: ospedali fatiscenti, mancanza di strutture, personale incompetente, infiltrazioni mafiose.
E poi ancora, la crescita esponenziale di malati di tumore, nessuna indagine sulle possibili cause, la fuga verso il Nord per curarsi.

Ma preparare i bagagli e curarsi al Nord non dovrebbe essere la norma; esiste il semplice diritto ad un’assistenza sanitaria pubblica e dignitosa.
Anche noi ci meritiamo di fare chemioterapia a casa nostra.

“Sono piccole cose, ma fanno la differenza”.

Sonia Angrisani

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