“L’inchiesta”. Quanto costano i pasti per i degenti degli ospedali della provincia di Salerno. Confronti e polemiche

All’Asl proteste per i pranzi serviti.

Circa 7,5 milioni di euro. A tanto ammonta la somma che l’Asl Salerno ha pagato lo scorso anno per fornire i pasti ai degenti di tutti gli ospedali della provincia salernitana. Un ingente impegno conseguente ad un appalto affidato molti anni fa e aggiudicato a tre ditte esterne alle strutture sanitarie. “Il premio” di tanti soldi spesi, però, è stato lo scarafaggio trovato nel piatto del paziente ricoverato nel reparto di ortopedia dell’ospedale di Battipaglia, la blatta in bella mostra all’arrivo dei carabinieri del Nas di Salerno, per non contare gli escrementi di topo scoperti vicino alle celle frigorifero. Si dirà che si tratta di un evento unico nel suo genere ma che si aggiunge alle proteste dell’Associazione dei consumatori e utenti per la quantità e qualità della fornitura della mensa.

Lo scorso anno l’Asl di Salerno ha speso esattamente sette milioni e 400mila euro per fornire la colazione, il pranzo e la cena ai 60331ricoverati negli ospedali di Sarno, Scafati, Nocera, Pagani, Battipaglia, Eboli,Oliveto Citra,Roccadaspide,Polla-Sant’Arsenio, Vallo della Lucania, Sapri e Agropoli. In questi ospedali le giornate di degenza e ricoveri ordinari sono state 410.897 e,quindi,i pasti forniti sono stati circa un milione.

In pratica il costo di un pasto completo pro capite (colazione,pranzo e cena) considerando le diete differenziate, i digiuni terapeutici, pre e post operatori, e chi non usufruisce volontariamente del servizio,ricorrendo a pasti portati da fuori struttura, oscilla tra gli 8 e i 12 euro. Anche qui si dirà che è poco,considerando che solo il costo medio di un pranzo nelle mense scolastiche si aggira sui 5-6 euro. In altre realtà, come l’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” si è fatta la scelta di non esternalizzare il servizio e di far preparare i pasti nella cucina interna da proprio personale qualificato. La struttura ospedaliera di via San Leonardo appartiene però all’Azienda ospedaliera universitaria. Pur essendo in capo all’Università di Salerno, l’ospedale di Cava de’ Tirreni, quello di Mercato San Severino e quello di Castiglione di Ravello sono sempre forniti con il vecchio appalto in vigore all’Asl, in quanto fino a pochi anni fa dipendenti dall’Azienda sanitaria locale, anche se attualmente il costo dei pranzi viene pagato dalla “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”.

L’Asl Salerno, inoltre, ha inserito nel suo bilancio di previsione 2018 altri 210mila euro. Si tratta di una posta per coprire eventuali fabbisogni del centro regionale dei disturbi alimentari di Mariconda, che non può essere servito da una cucina per degenti, dovendo affrontare patologie delicatissime (anoressie e bulimie) che devono portare alla rieducazione alimentare del paziente. Il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale, Antonio Giordano, nominato abbondantemente dopo l’affidamento dell’appalto, ha disposto che una commissione controlli tutte le mense ospedaliere onde assicurare un’alta qualità dei pasti serviti ai degenti. Il servizio di mensa ospedaliera potrà essere ripensato in toto solo quando sarà espletata una nuova gara di appalto, alla luce anche dell’esperienza fatta. La speranza è che la Soresa, società strumentale della Regione,voglia ascoltare anche il parere delle associazioni di consumatori ed utenti che da anni lamentano disservizi e forniture ritenute non appropriate, prima di stabilire un nuovo capitolato di appalto insieme agli assessorati regionali, bandendo una gara conseguente. E se poi si tornasse a cucinare nei singoli ospedali come al “Ruggi” a Salerno?

I consumatori: “Vogliamo essere coinvolti nel valutare la fornitura”. La ditta appaltatrice rimane in silenzio.

«Dopo gli articoli di stampa di queste ore, sono aumentate la segnalazioni e le proteste per la qualità e la quantità dei pasti forniti negli ospedali del salernitano». Gerardo Rosanova dell’Acu, associazione dei consumatori e utenti, continua a sottolineare i problemi nelle forniture ospedaliere. Anche su questo aspetto sarebbe stata utile una presa di posizione almeno delle ditta che ha l’appalto più importante. Nonostante la Compass sia stata contatta telefonicamente, ha preferito non rilasciare commenti neanche su quanto accaduto a Battipaglia. Intanto, entro una settimana, dovrebbero terminare i lavori di sanificazione e la riparazione dei locali della mensa battipagliese, chiusa domenica mattina dai Nas del maggiore Vincenzo Ferrara e dalla stessa Asl, dopo un’ispezione seguita al ritrovamento della blatta nel pranzo di un paziente ricoverato all’ortopedia del “Santa Maria della Speranza”.

Cucinando negli ospedali si risparmia e la qualità è buona. L’esperienza del “Ruggi”

Si risparmiano 2,39 euro a pasto. E’ questa la differenza tra la fornitura di colazione, pranzo e cena preparati da ditte esterne per i degenti degli ospedali salernitani e quella confezionata all’interno del “Ruggi” a Salerno. L’azienda ospedaliera universitaria, infatti, spende giornaliermente 9,14 euro per far mangiare tre volte al giorno un paziente ricoverato nell’ospedale più importante della provincia e 11,53 euro per quelle nelle strutture sanitarie di Mercato San Severino, Cava de’ Tirreni e nel “Da Procida” di Salerno. Questi ultimi tre presidi ricevono i pasti dalla stessa ditta che li prepara allo stesso costo per l’Asl. Un risparmio l’azienda universitaria con la preparazione in “casa” ma anche una qualità superiore nella fornitura dei pasti come chiunque abbia provato entrambi può testimoniare. Va fatta, però, una precisazione. Se l’azienda universitaria dovesse fornire i pranzi a tutti gli ospedali, il prezzo salirebbe di un po’ dovendosi aggiungere i costi di trasporto e quelli della responsabilità legale sulla fornitura. In definitiva, per il “Ruggi” la scelta della preparazione dei pasti in house è stata premiante in termini di qualità e di costi, se volesse fornirli agli altri ospedali ci sarebbe un minor risparmio ma sempre una qualità più apprezzata. Per fornire ai degenti dei 1037 posti letto di tutta l’azienda ospedaliera universitaria (716 al Ruggi, 131 al Da Procida, 95 a Cava, 75 a Mercato San Severino e 20 a Castiglione di Ravello) si spendono 1.386.730 euro l’anno. Di questi, 658.080 euro per il “Ruggi” con un risparmio di 172.080 euro l’anno e una qualità considerata superiore.

«La scelta operata nel 2012 di produrre internamente i pasti per i degenti – ha commentato Oreste Florenzano, direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera universitaria – ha consentito di utilizzare a pieno gli investimenti strutturali in precedenza realizzati, come i locali e le attrezzature per la cucina, nonché di garantire un’ottima qualità dei pranzi e non ultimo un’economia di spesa notevole. Basti considerare che i pasti prodotti al “Ruggi” coprono circa il 53% del fabbisogno tortale dell’azienda . La scelta operata ha consentito, tra l’altro, di utilizzare a pieno le risorse di personale dedicato già in servizio presso l’azienda». Viene da chiedersi perché l’ospedale di via San Leonardo non fornisca le altre strutture della stessa azienda. «Non è stato possibile estendere il servizio agli altri plessi – risponde Florenzano – a causa di carenza di personale nonché per le ulteriori complicazioni che sarebbero seguite sia in termini di autorizzazioni sia di mezzi di trasporti necessari».
Una scelta vincente quella del Ruggi che potrebbe essere seguita anche per l’Asl Salerno che spende ogni anno 7,4 milioni di euro per fornire pasti, seppur per un numero maggiore di degenti ricoverati nei 12 ospedali della provincia. Di mezzo c’è, però, il blocco delle assunzioni e la crisi della sanità campana dalla quale si sta uscendo negli ultimi mesi. Non essendo stato possibile assumere personale da dedicare a qualsiasi servizio nella sanità la crisi ha strangolato molti settori.

Con lo sblocco delle assunzioni sarà tutto finito?

Per ora no, visto che si prediligerà assumere prima di tutto medici, infermieri e altre figure indispensabili all’erogazione delle prestazioni sanitarie poi quelle di altri servizi, come quelli amministrativi o le mense. Questa situazione renderà ancora necessario l’affidamento all’esterno delle produzioni di pasti ma saranno indispensabili costanti controlli per evitare episodi come quello accaduto all’ospedale di Battipaglia dove un paziente in un piatto si è ritrovato una blatta che ha innescato le ispezioni di Asl e carabinieri del Nas con la chiusura temporanea della mensa ospedaliera. A questo dovrebbe servire la commissione voluta dal direttore generale dell’Asl, Antonio Giordano, che verificherà tutte le mense ospedaliere della provincia.

Salvatore De Napoli – La Città

loading ads