4° PARTE – Ultima parte del viaggio tra le strutture della sanità in provincia di Salerno.
«E’ necessario celermente intervenire per mitigare il rischio legato alla vulnerabilità sismica delle strutture e le soluzioni possono essere diverse». Il professor Andrea Prota, ordinario di tecnica delle costruzioni all’università di Napoli, esperto di costruzioni in zona sismica, componente del pool di tecnici nominato dal commissariato per post terremoto ad Ischia e del Reluis, consorzio dell’università per l’ingegneria sismica di supporto alla protezione civile dal terremoto dell’Aquila in poi, offre diverse soluzioni da attuare alla luce dell’accertamento di vulnerabilità sismica degli ospedali in provincia di Salerno, che ha anche valori medio alti o alti.
«La scelta se adeguare o costruire un ospedale nuovo – afferma il professor Prota – non può riguardare il solo parametro della vulnerabilità sismica dei fabbricati ma anche altre esigenze come quelle del rinnovo dell’impiantistica, la dislocazione dei reparti, l’organizzazione. Quindi una risposta univoca se adeguare o abbattere un fabbricato vulnerabile non può essere data. Per comprenderci, tra due ospedali con pari vulnerabilità in quello con una non buona organizzazione funzionale è inutile spendere soldi per l’adeguamento».
Il docente propone anche una soluzione per gli ospedali vulnerabili: «Se una struttura ha solo un problema di fragilità rispetto ai terremoti si può intervenire con l’isolamento sismico alla base che ha dato buoni risultati anche nella ricostruzione de L’Aquila. Una tecnica particolarmente utile per gli ospedali. L’ intervento prevede un taglio dei pilastri all’attacco con le fondazioni per inserire degli isolatori (quelli chiamati volgarmente ammortizzatori, ndr) che riducono l’effetto del terremoto sulla struttura. Con gli isolatori è stato costruito, ad esempio, l’ospedale del Mare a Napoli».
Una tecnica che soddisfa, come accade pure per tutte le altre strutture strategiche (caserme dei carabinieri o dei vigili del fuoco) nelle quali l’obiettivo è la garanzia dello stato limite di operatività, cioè la struttura dev’essere operativa dopo l’evento sismico. «Con gli isolatori – specifica il professor Prota – si isola il fabbricato dal terreno e quindi l’effetto del terremoto è minimo, preservando non solo la struttura ma anche ciò che è contenuto nei locali (impianti, macchinari, suppellettili). L’isolamento sismico degli edifici prevede pochi lavori nella parte emersa dell’ospedale, costa di meno e si esegue in tempi minori rispetto all’abbattimento e a costruzione di uno nuovo».
Salvatore De Napoli – La Città