È agli arresti domiciliari nella sua villa di Roccapiemonte il giudice Mario Pagano già magistrato del Tribunale di Salerno, attualmente in servizio presso il Tribunale di Reggio Calabria.
La misura è giunta al termine di indagini disposte e coordinate dalla Procura di Napoli. Secondo la Procura partenopea il magistrato Rocchese, fratello del primo cittadino eletto lo scorso mese di giugno, avrebbe favorito alcuni imprenditori ai quali era legato da consolidati rapporti di amicizia, trattando cause riferibili a tali amici con esito favorevole per questi ultimi e ricevendo dagli imprenditori utilità varie.
Insieme a Pagano altri 6 indagati sono stati raggiunti dalle ordinanze cautelari disposte dal Gip di Napoli.
Ai domiciliari Insieme al giudice anche il funzionario giudiziario Nicola Domenico Montone. Divieto di dimora nei confronti degli imprenditori della sanità privata Luigi Celestre Angrisani di Villa dei Fiori, Riccardo De Falco e Giovanni di Giura delle case di riabilitazione Villa Silvia e Villa Alba e Roberto Leone ed infine obbligo di dimora nel comune di residenza nei confronti del consulente fiscale Antonio Piluso.
Nell’ordinanza si legge che Pagano avrebbe “omesso di astenersi” dalle cause in questione “nonostante lo specifico obbligo imposto dalla legge e, prima ancora, adoperandosi perche’ tali cause venissero assegnate a lui”. Tra le utilità che gli sarebbero state corrisposte, “somme indebite a beneficio della società Polisportiva Rocchese (di cui – scrive il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino – direttamente e comunque per il tramite di congiunti, era responsabile) e di cui era presidente al tempo dei fatti l’attuale sindaco di Roccapiemonte e, in altri casi, di forniture varie (cucine, impianti di climatizzazione) a beneficio di un agriturismo in Roccapiemonte riferibile allo stesso magistrato (quale contitolare di fatto della societa’ Eremo, proprietaria della struttura) ed a componenti del suo nucleo familiare”.
Il gip del Tribunale di Napoli ha disposto anche il sequestro preventivo di circa 500 mila euro “somma corrispondente al totale delle erogazioni effettuate, nel tempo, dagli imprenditori per le attività corruttive, ed all’ammontare dei finanziamenti indebitamente percepiti – riferisce il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino – dalla Eremo (proprietaria di un agriturismo, societa’ riferibile allo stesso magistrato ed ai componenti del suo nucleo familiare”.