Abbattuta una villa a San Martino

Continuano le polemiche ma il problema resta ancora vivo per tantissime famiglie in attesa di soluzioni. Il manufatto abusivo è stato buttato giù a quasi 20 anni dalla sua esistenza.

CAVA DE’TIRRENI. Con la legge Falanga arenata in commissione giustizia continua il dramma degli abbattimenti ed in una città dove il coro degli alleluja sembrava consolidato e speranzoso in molti tra gli abusivi per necessità iniziano a diffidare anche sulla buona riuscita dei ricorsi alle corti europee. Questa volta è toccato ad una villa bifamiliare in località San Martino doveva essere abbattuta e la musica è sempre la stessa: tutti contro la politica e contro la procura di Salerno. Certo è che il caso delle famiglie Ferrara è davvero singolare, ad un mese dal compimento dei vent’anni di esistenza del manufatto acquisito al patrimonio del Comune, un condono pagato, utenze domestiche regolarizzate e soprattutto una costruzione presente su un terreno dichiarato edificabile, le ruspe comunque sono entrate in azione e tutto è finito nella mattinata di giovedì scorso lasciando quattro bambini senza un tetto sulla testa poichè l’abitazione ultimata nel 1997 ricade in zona paesaggistica.

In una vallata, dove leggi e regolamenti minano pesantemente le zone edificabili e dove i casi di abusivismo registrati sfiorano i cinquemila, la prospettiva sembra
assumere le tinte più oscure e da Roma i segnali non sono incoraggianti nonostante le parole del governatore Vincenzo De Luca che nell’ultima visita in città ha rassicurato che le linee guida della Regione in merito agli abbattimenti sono orientate all’acquisizione comunale di tutti quegli immobili non in zone rosse, non prodotti da speculazione edilizia e non seconde o terze case. Procure contro politica, ruspe contro esigenze, ma rimane comunque da smantellare la convizione formatasi tra le fila degli abusivisti che l’approvazione della legge Falanga è la manus dei che ferma la ruspa e salva la casa.

La legge Falanga non è un maxi condono bensì una regolarizzazione degli abbattimenti, una dilatazione del tempo, l’ennesimo prendere tempo per dirla tutta che non fa altro che innervosire soprintendenze e procure. Altro che colpa del sindaco o colpa della procura nonostante la presa di coscienza di molti che ammettono l’errore di aver costruito contra legem. L’unica colpa che si può dare alla politica è la speculazione sulle promesse e sulle speranze di mantenere in piedi la propria casa e l’unica colpa che si potrebbe attribuire alle procure è quella, a detta dei cittadini, di prendere di mira sempre per prime le abitazioni della gente comune e non di chi politicamente od economicamente “conta”.

Adriano Rescigno – Le Cronache

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