Roccapiemonte. La Gori chiede il conto. Il Comitato civico attende gli eventi

Continua il braccio di ferro tra la società civile e l’Ente idrico.

Si fa sempre più delicata ed intricata la questione Acqua Pubblica a Roccapiemonte, l’unico comune dell’Ato 3 a non essere mai passato sotto la gestione Gori. Dopo anni di battaglie legali e di proteste popolari, grazie alla presenza sul territorio di un comitato civico particolarmente attento e battagliero, pare che la vicenda sia entrata in un vicolo cieco.

Già dal mese di giugno scorso la Gori, dopo aver assorbito anche la gestione dell’acquedotto dell’Ausino, ha letteralmente tagliato l’acqua al Comune di Roccapiemonte, lasciandola di fatto a secco.

Di qui la grave crisi idrica che ha portato il primo cittadino ad emettere l’ordinanza con la quale tutte le sere alle 22.30 viene stoppata l’erogazione dell’acqua pubblica per poi riprendere alle 5.00 del mattino seguente. L’ordinanza parlava di siccità, cosa assodata e risaputa e di maggior consumo durante il giorno trattandosi della stagione estiva. Ma ora che il caldo è scemato e sono arrivate le prime piogge, molto cittadini hanno iniziato ad attendere con ansia la data del 30 settembre, termine entro il quale speravano che l’emergenza terminasse. Ma così non sarà. I cittadini di Roccapiemonte dovranno attendere chissà quanto prima di avere l’acqua per 24 ore al giorno.
I 2 pozzi di proprietà del comune di Roccapiemonte non sono sufficienti a coprire il fabbisogno della popolazione , pertanto senza l’acqua di Acerno che la Gori ha tolto a Roccapiemonte, l’emergenza è destinata a perdurare. Ma c’è di più. Negli ultimi 9 anni il Comune non avrebbe mai pagato per quella fornitura extra, circa 20 litri al secondo, soldi che Gori avrebbe regolarmente versato all’Ausino.

In effetti l’Ausino mandava le fatture direttamente alla Gori, riconoscendola come gestore del servizio. Si parla di oltre mezzo milione di euro che se sommati ai circa 3 milioni di euro richiesti dalla societàndi Ercolano al Comune di Roccapiemonte per tutti gli anni di mancato passaggio delle utenze e attualmente oggetto di una battaglia legale in corso al Consiglio di Stato, rappresentano una cifra che potrebbe mandare l’Ente in default. Un vero e proprio ricatto quello della Gori, tuttavia i cittadini di Roccapiemonte sono disposti a sopportare i disagi piuttosto che essere costretti ad aderire alla società. L’unica soluzione è rappresentata dalla messa in funzione del terzo pozzo che potrebbe risolvere l’emergenza. Il sindaco Pagano e la sua amministrazione sono impegnati a reperire i circa 70.000 euro che occorrono per estrarre altra acqua.
Una vera e propria priorità dinanzi alla quale davvero non c’è più tempo da perdere.

Luisa Trezza – Le Cronache

loading ads