Di fronte ai giudici Bianco, Eboli, Pignataro e Sarno.
NOCERA INFERIORE – Una vicenda nella quale, comunque sia, è certo che la camorra non c’entri nulla e quindi non esiste né l’associazione per delinquere di stampo camorristico né lo scambio elettorale politico mafioso. Sarebbe questa la linea che alcuni difensori vorranno seguire questa mattina davanti al Tribunale del Riesame nella richiesta di modifica della misura cautelare degli arresti di Carlo Bianco (ex consigliere comunale e candidato non eletto alle scorse amministrative), Ciro Eboli, candidato non eletto alle scorse amministrative, lo zio di quest’ultimo, il camorrista Antonio Pignataro e Luigi Sarno.
La tesi di alcuni difensori è che l’interessamento di una persona con un passato criminale notevole come Pignataro per la costruzione di un’opera di interesse sociale come la mensa e la casa famiglia a Montevescovado o il procacciamento di voti, per altro pagati, non sono di per sé prova di un’associazione camorristica o di uno scambio politico mafioso. In questa vicenda manca l’intimidazione, secondo molti difensori, e quindi quell’elemento alla base dell’assoggettamento tipico della camorra tant’è, appunto, che i voti sarebbero stati comprati e non imposti dalla caratura criminale di chi li chiedeva per conto dei due candidati, nonostante uno di questi fosse addirittura il nipote (Ciro Eboli).
Per i difensori, quindi, non ci sarebbe traccia di intimidazione nell’interessamento di Eboli e di Pignataro per la costruzione della casa famiglia e nella richiesta a Bianco di seguire l’iter di una delibera di indirizzo che chiedeva agli uffici comunali di valutare la possibilità del cambio di destinazione d’area del suolo dove doveva essere realizzata la struttura richiesta dalla parrocchia. Ovviamente la Dda presenterà le sue prove.
Le Cronache
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