Solo 1,1% della popolazione usa la bici per coprire il tragitto casa-lavoro, mentre solo 0,1%, pedala per andare a scuola o all’università.
Ci sono regioni, come Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto, dove l’uso quotidiano della bici come mezzo di trasporto è pienamente in linea con la media europea, dove questo stile di mobilità interessa l’8% dei cittadini. E poi c’è la Campania dove la bici come mezzo di trasporto è un’opzione che ha coinvolto meno dell’1% dei lavoratori e degli studenti.
La fotografia dell’Italia che pedala è stata presentata da Legambiente in l’A BI CI – rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città – realizzato in collaborazione con Velolove e Grab+ una inedita e innovativa analisi sul valore economico della bicicletta nel nostro paese.
Nel dettaglio in Campania solo 1,1% della popolazione usa la bici per coprire il tragitto casa-lavoro mentre una percentuale pari a zero (0,1%) di bambini e studenti fino a 34 anni che pedala per andare a scuola o all’università. Fa una certa impressione notare che in Trentino Alto Adige – in valori assoluti – gira in bicicletta quasi lo stesso numero di persone di quattro regioni del Mezzogiorno – Campania, Sicilia, Calabria, Puglia – nonostante tutte insieme abbiano una popolazione 16 volte più ampia.
Questa discrepanza incide anche su un altro indice preso in considerazione dal rapporto, il PIB -prodotto interno Bici delle regioni- che stima la cicloricchezza delle regioni. In Campania i cittadini beneficiano ogni anno di un bonus ambientale e sanitario pro-capite pari a 12,63 EURO, una miseria se si confrontano con 179,5 euro pro capite dei cittadini del Veneto, che diventano 190 EURO in Trentino Alto Adige e sfiorano i 200 EURO IN Emilia Romagna. Questo bonus virtuale è frutto di attività dirette legate al mercato delle bici e di una serie di esternalità positive che spaziano dal risparmio di carburante e dal calo dei costi per le infrastrutture all’aumento dell’aspettativa di vita in buona salute, alla riduzione di gas serra, smog e inquinamento acustico.
Con gli attuali livelli di ciclabilità il valore economico di questo veicolo ecologico sia in Emilia Romagna che in Veneto supera gli 880 milioni di euro l’anno. La Campania nei bassifondi della classifica con la misera cifra di circa 74 milioni di euro l’anno. Va peraltro messo bene in evidenza che questo patrimonio economico della ciclabilità è senz’altro sottostimato per almeno due motivi. Andrebbe aggiunto a questo tesoretto delle regioni il giro d’affari di oltre 2 miliardi di euro del cicloturismo che però – a causa della penuria di informazioni statistiche sul settore – è praticamente impossibile dividere tra i vari territori.
“Una Campania della bici ferma al palo dove per la inefficienza delle amministrazioni centrali e locali la bicicletta resta parcheggiata in garage. Eppure i dati delle altre regioni – commenta Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania – mostrano che quello della ciclabilità è un asset su cui – le città in particolar modo e anche le Regioni e il Governo – devono investire con sempre maggior decisione, per i vantaggi che produce da un punto di vista ambientale, sociale, sanitario oltreché economico e per il contribuito straordinario che un diverso stile di mobilità offre alla rigenerazione urbana, alla ridistribuzione dello spazio pubblico, alla sicurezza dello spostamento, all’abbattimento della congestione, dell’inquinamento atmosferico e della rumorosità”.
Legambiente in occasione del summit Verso gli Stati Generali della Mobilità Nuova ha presentato la dichiarazione dei diritti del ciclista Urbano, un documento di diritti fondamentali per chi usa o vorrebbe usare la bici per i propri spostamenti e l’atto iniziale di una rete di città ciclabili italiana che coinvolga amministrazioni locali e le realtà istituzionali nazionali.