L’ex consigliere comunale era noto per il suo impegno ed era considerato una brava persona. Accettò l’aiuto da “Zi Antonio” Pignataro, un criminale ben noto
NOCERA INFERIORE . Pacato, tranquillo, addetto alle pulizie del Tribunale di Nocera Inferiore, con la passione per la politica. Carlo Bianco si era avvicinato alla politica alcuni anni fa, quando entrò a far parte del gruppo i riformisti vicino ad uno dei suoi inventori, Antonio Cesarano, già vice sindaco della città con la Giunta di Antonio Romano. Una lunga amicizia tra i due tanto da essere Bianco il punto di riferimento grazie a cui fare politica di Cesarano.
Bianco, subentrato per le dimissioni di Pino Alfano, si era impegnato molto da delegato alla Multiservizi. I suoi numerosi post su Facebook raccontavano dei suoi interventi in città. Era uno di quelli che sembrava fare qualcosa da consigliere comunale. Era finito nelle polemiche per l’assunzione del figlio nella Multiservizi con “Garanzia giovani”. E invece nascondeva una doppia vita, almeno secondo le accuse.
Il semplice fatto di avere a che fare anche se per tramite di Antonio Cesarano con “zio Antonio”, il ben noto Antonio Pignataro, camorrista di eccellenza, lascia stupiti. Bianco, notissimo tifoso della Nocerina, era sempre stato considerato persona perbene e non si pensava che potesse avere rapporti con ambienti come quello di Pignataro. E non solo fa specie la sua vicinanza a settori della camorra o la sua anche amicizia con il nipote di Pignataro, Ciro Eboli, per il suo interessamento alla variante del Puc ma anche per un altro capo di imputazione che fa venire i brividi, quello di una missione punitiva nei confronti di una persona.
In particolare, Bianco insieme ad un altro degli indagati ed arrestati, Luigi Sarno, avrebbero organizzato una rapina ai danni della moglie del datore di lavoro di una sua conoscente, con l’idea di indurre questi al cospetto di Antonio Pignataro per impartire una lezione simbolica per la dimostrata mancanza di rispetto. Una vicinanza di Bianco a Pignataro che sarebbe stata dimostrata anche da alcune dichiarazioni in un’intercettazione ambientale allo stesso Pignataro che suggeriva ad una persona di rivolgersi a Bianco per una cortesia al Comune.
L’allora consigliere comunale sarebbe stato poi vicino anche a Ciro Eboli, nipote di Pignataro. Eboli avrebbe lasciato intendere a Bianco di essersi interessato anche verso Antonio Cesarano per fargli avere i voti.
Rotto il patto con Eboli Cesarano garantì che 30 voti almeno sarebbero arrivati.
Quel patto con Ciro Eboli si rompe per l’improvvisa e clamora decisione di candidarsi anch’egli per il Consiglio comunale, con la lista concorrente capeggiata da Pasquale D’Acunzi. Sul motivo di tale inequivocabile scelta di campo è importante sottolineare che visto che c’erano perplessità sull’elezioni di Bianco fu decisa la candidatura di Eboli.
Carlo Bianco andò su tutte le furie, sentitosi tradito dopo essersi impegnato a far approvare la delibera della Casa di accoglienza. E quindi entra in gioco Cesarano, esponente del Pd nocerino, ostentando la certezza che dai Pignataro sarebbero comunque arrivati “30 voti“, facendo anche un riferimento ad una conversazione con un terzo, che è ragionevole ritenere fosse proprio Pignataro.
Le Cronache