Il provevdimento amministrativo preso in base alle analisi dell’Arpac. aumenta la preoccupazione non solo degli ambientalisti. Ordinanza del sindaco Pagano contro i pericoli della presenza di cromo esavalente nel Solofrana.
ROCCAPIEMONTE. Le acque del torrente Solofrana contengono un’alta concentrazione di cromo esavalente ed il sindaco di Roccapiemonte corre ai ripari per tutelare la salute dei cittadini. All’indomani della comunicazione giunta al Comune dall’Arpac che nell’ambito delle proprie attività di monitoraggio dei corpi idrici superficiali ha rilevato il valore di concentrazione del cromo potenzialmente superiore allo standard di qualità ambientale espresso come valore medio annuo, Carmine Pagano ha prontamente emesso un’ordinanza con la quale dispone il divieto assoluto di tutte le pratiche agronomiche (la coltivazione) ed il pascolo delle mandrie nell’area a ridosso del fiume e ricadente nel territorio di Roccapiemonte.
In parole povere l’agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania ha lanciato l’ennesimo allarme, mettendo così in guardia sia le autorità locali che i cittadini. Le acque del torrente Solofrana che vengono utilizzate anche per scopi irrigui sono tossiche e pertanto non devono essere assolutamente usate né per irrigare i campi né per abbeverare gli animali. Pare tuttavia che nonostante l’ordinanza sindacale molti agricoltori della zona non abbiano compreso appieno la pericolosità delle acque del torrente killer e continuino,incuranti dei rischi e dei pericoli, ad utilizzarle per le loro colture che finiscono inevitabilmente sulle tavole di ignari consumatori.
Da tempo anche a Roccapiemonte è scattato l’allarme ambientale, i miasmi nocivi del torrente e l’accertata pericolosità delle sue acque, preoccupano non poco i cittadini. Il 9 marzo scorso nel tratto che attraversa via Calvanese, nella frazione Casali, per oltre mezza giornata l’affluente del Sarno divenne totalmente bianco, le acque si trasformarono in una densa schiuma bianca e maleodorante. L’episodio preoccupò non poco sia le istituzioni che le associazioni ambientaliste, le stesse Guardie Ambientali d’Italia monitorarono le acque risalendo a monte per alcuni km nel tentativo di individuare la causa.
È noto a tutti che nel torrente si scarica di tutto, dai reflui industriali tossici agli scarichi fognari, ma ciò nonostante, e sebbene i casi di tumore si siano triplicati negli ultimi anni, poco o nulla viene fatto. L’ordinanza del sindaco Pagano è un inizio, ma appare più un atto di routine che la volontà di iniziare a combattere, di concerto con le altre amministrazioni della zona i cui territori vengo attraversati dalle acque potenzialmente assassine, per chiedere a gran voce alla Regione Campania attività concrete di monitoraggio degli scarichi e soprattutto di bonifica delle acque.
E pensare che in località Selice delle canne, a confine tra Rocca e Castel San Giorgio, fino agli anni ’60 i giovani dell’epoca trovavano refrigerio dalla calura estiva proprio facendo il bagno nelle acque del Solofrana. Cosa oggi assolutamente impensabile ed impossibile.
CAVA DE’ TIRRENI. Per lo scritto che segue si ringrazia gli uomini dell’Anpana, e la disponibilità del coordinatore provinciale Vincenzo Senatore che ha messo a disposizione della nostra redazione l’intero dossier riguardante la documentazione degli scarichi abusivi metelliani rinvenuti, in aggiunta a quello delle varie discariche abusive. Importante ricordare che l’attività dell’Anpana viene trasmessa alla procura della Repubblica competente per territorio, dell’amministrazione comunale, tenuta per legge a dare risposta ed all’Arpac deputata all’analisi delle acque.
Gli scarichi: frazione San Martino, dove molte case non sono allacciate alla rete fognaria o sono sprovviste di fosse biologiche; via delle arti e dei mestieri, nei pressi del deposito della Cstp fu segnalato uno scarico abusivo, dove il Comune in data 2/5/2017 fa sapere di aver chiuso il condotto, fatto non ancora controconfermato dagli agenti Anpana in quanto l’ulteriore sopralluogo è in programma nei prossimi giorni; via XXV luglio, nelle vicinanze del ristorante l’Arcobaleno, dove la situazione si è fatta così esasperante che alcuni residenti il mese scorso hanno dato fuoco alle sterpaglie per pulire la zona e cercare di capire da dove provenissero acque nere e cattivi odori.
Sul posto intervenivano i vigili del fuoco a domare le fiamme; via Gaudio Maiori, dove grazie alla collaborazione di alcuni imprenditori e residenti sono stati scoperti dai volontari vari sversamenti abusivi che immettono liquami, probabilmente di natura industriale, nel torrente Cavaiola. Non meno di dieci giorni fa le acque del torrente sono state immortalate dal colore rosso dai residenti come dimostra la foto; frazione di Pregiato, località Pisciricoli, ove numerosi sono stati gli interventi dell’Anpana a dimostrazione che numerose abitazioni sversano i loro liquami domestici direttamente nel torrente Pisciricoli; frazione San Pietro, nei pressi dell’incrocio che porta alla località Croce, lo scarico è direttamente fronte strada; frazione Rotolo e Maddalena; frazione Sant’Arcangelo, nei pressi dell’ex club Cavallino Bianco, ennesimo scarico a vista; frazione Badia, in località Frestola, sottostante al muraglione del convento, uno squarcio di oltre 60 centimetri nel muro scarica abusivamente acque nere.
In merito a discariche abusive improvvisate grazie all’inciviltà ed all’incuria di chi è deputato al controllo, nel voluminoso faldone si segnalano le località: Contrapone dove sono state rinvenute diverse barre di eternit; lungo la strada provinciale che da Cava conduce a Pellezzano, sulla quale non manca nessun tipo di rifiuto, dall’amianto, al cartongesso e materiali di risulta nonché cataste di rifiuti urbani ordinari; località Avvocatella; ai margini del viale Massimiliano Randino.
Adriano Rescigno – Le Cronache