In Campania è SOS acqua tra emergenza, siccità e rete idrica bucata

Ecco il vademecum di Legambiente per una gestione sostenibile dell’acqua: riconversione dei sistemi di irrigazione dei terreni, ammodernamento degli acquedotti e riduzione perdite di rete, riutilizzo delle acque reflue, più gestioni e controlli preventivi, regolamenti edilizi più attenti al risparmio idrico.

In Campania dove non piove da circa 18 mesi, e’ SOS acqua tra emergenza siccità e rete idrica bucata. Un’emergenza che tocca in particolar modo la provincia di Salerno, la costiera amalfitana e cilentana, Capri e Ischia mettendo in in ginocchio il settore agricolo poiché gli invasi idrici non sono in grado di assicurare un rifornimento adeguato. E’ quanto sottolinea Legambiente Campania che denuncia un sistema idrico, con elevati consumi, in particolare del settore agricolo, una rete di captazione, adduzione e distribuzione che fa acqua da tutte le parti (e non è un gioco di parole)e la mancata messa in pratica del riutilizzo delle acque reflue depurate.

Secondo i dati Istat ogni italiano consuma in media 245 litri di acqua potabile al giorno ma gli acquedotti perdono il 40 % dell’acqua. A Napoli, ogni cittadino consuma in media 154,7 litri al giorno con il 34,30% di perdite idriche reali. I cittadini salernitani registrano bassi consumi 116 litri giorno ma hanno una dispersione nella rete pari al 56,50%, la peggiore tra i cinque capoluoghi di provincia. Benevento ottiene il miglior risultato in Campania con un consumo di 134 litri al giorno e il 28,90% di perdite idriche reali. Caserta e Avellino registrano il 46% di perdite idriche reali. Inoltre la diminuzione delle piogge, in Campania si registra un 30% in meno di precipitazioni, mette a rischio le produzione agricole: oltre 13% sono a rischio.

Il tutto viene ulteriormente aggravato da una urbanizzazione selvaggia che in Campania ha impermeabilizzato e compromesso, alla luce dei più recenti dati ISPRA sul consumo di suolo, una superficie di 145.872 ettari, e interessano quindi l’11% circa dell’intero territorio regionale. Nel dettaglio le pianure alluvionali risultano urbanizzate per il 25% della loro totale estensione, le fertili pianure pedemontane per il 26%, i complessi vulcanici per il 28%, fino ad arrivare al 31% delle pregiate aree costiere.

Davanti a questi numeri , Legambiente ribadisce la necessita di incentivare una corretta e sostenibile gestione della risorsa idrica, che da una parte riduca la domanda e i consumi e dall’altra incrementi l’efficienza degli usi, per evitare, anche in risposta ai mutamenti climatici in atto, fenomeni di crisi per la regione . Sul fronte agricoltura, prima vittima di questa emergenza siccità, settore che in Campania richiede oltre 500 milioni di m3 di acqua all’anno, per Legambiente occorre ripensare ad una riconversione del sistema di irrigazione dei terreni agricoli in prevalenza(60%) fondato sulla modalità poco efficaci (aspersione o pioggia, scorrimento/infiltrazione) puntando a sistemi di microirrigazione e a goccia, che possono garantire almeno il 50% del risparmio di acqua utilizzata e rivedere completamente il sistema di tariffazione degli usi dell’acqua, con un sistema di premialità e penalità che valorizzi le esperienze virtuose. Occorre poi ragionare sugli scenari futuri di riconversione agricola verso colture meno idroesigenti, o comunque adeguate alle condizioni climatiche e alle disponibilità idriche del territorio. – si deve poi rivedere.

Per ridurre i prelievi di acqua e gli scarichi nei corpi idrici ricettori, occorre praticare il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, così come nell’industria. Ma per farlo è ormai urgente modificare il decreto del Ministero dell’ambiente n. 185/2003 sul riuso dell’acqua. Sul piano della gestione della risorsa è necessario che le Regioni mettano in campo politiche indirizzate verso il risparmio e l’efficienza nell’uso dell’acqua. Oggi i nuovi Piani di gestione a livello di distretto idrografico, calati poi nei Pta regionali, devono prevedere strumenti concreti che si trasformano in piani di gestione locale, indirizzati al risparmio e alla tutela quantitativa della risorsa idrica. Occorre, inoltre, rendere sempre più efficace il sistema dei controlli preventivi da parte degli enti locali e di quelli repressivi da parte delle forze dell’ordine, dei prelievi abusivi di acqua dalle aste fluviali e dalle falde, così come occorre aggiornare il censimento dei pozzi di prelievo idrico ed irriguo. Infine l’associazione ambientalista ricorda il tema della risorsa idrica rappresenta un fattore chiave anche per la sostenibilità in edilizia, per questo è fondamentale inserire sempre di più la voce del risparmio idrico all’interno dei regolamenti edilizi. Mettere in pratica azioni per il risparmio della risorsa idrica nelle case (attraverso la raccolta della pioggia e la separazione, trattamento e riuso delle acque grigie), così come nelle attività industriali e agricole, e adottare dei regolamenti edilizi per la riqualificazione degli edifici anche dal punto di vista idrico sono scelte obbligate e fondamentali, per una concreta politica di tutela della risorsa. Ma soprattutto sono interventi a basso costo, da parte delle amministrazioni, che consentono da subito risultati concreti.

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