Il rettore della casa di accoglienza “San Felice” invita chi protesta a verificare la convenzione con la prefettura per l’ospitalità dei migranti. Padre Giacomo fa sentire la sua voce nel dibattito sull’adesione allo Sprar della città.
CAVA DE’ TIRRENI. «Molti scettici sono disinformati o prevenuti». Padre Giacomo, rettore della casa di accoglienza “San Felice”, fa sentire la sua voce nel dibattito sull’arrivo dei migranti in città e l’adesione di cava allo Sprar, il sistema di protezione rifugiati, che tante polemiche aveva suscitato.
Certo di pareri negativi ce ne sono stati in Consiglio, sente di poter suggerire qualche spunto di riflessione a tutti coloro che hanno detto ‘’no’’?
«Rispetto i pareri e le opinioni di tutti. voglio solo invitare a pensare che un futuro di pace e di benessere si fonda sulla edificazione di ponti e non erigendo muri e bar- riere, secondo una felice espres- sione di papa Francesco. E poi la terra e’ patrimonio ereditato dall’umanita’ intera e non solo appan- naggio di privilegiati».
Il Consigliere Barbuti in Consiglio ha chiesto delucidazioni sul ruolo del Comune di Cava nella convenzione stipulata tra la struttura da lei gestita e la Prefettura. Può fornire lei direttamente questi chiarimenti? Come si è svolta la procedura di convenzionamento?
«Premetto che la convenzione riguarda il rapporto diretto tra prefettura di Salerno e “accoglienza cappuccina” di cui sono presidente. Chi volesse saperne di più basta recarsi in prefettura a chiedere ulteriori informazioni…»
Ultima domanda riguarda i cittadini, in particolare gli scettici in merito all’accoglienza. Per un maggior rendersi conto della gravità della situazione che vivono queste persone richiedenti asilo, quale esperienza consiglia di vivere, magari anche una visita alla sua struttura?
«In tutta la vicenda mi son reso conto che non esistono cittadini scettici, ma soltanto cittadini disinformati o prevenuti, travolti dall’onda anomala della propaganda che insinua paure e fobie. Chi impegna parte del suo tempo con il volontariato non conosce la xenofobia. E ancora: per chi si professa cristiano-cattolico, l’atteggiamento corretto è quello del samaritano del vangelo. Quando si presta soccorso lo si fa senza chiedere di che colore è la pelle? da dove vieni? oppure portatore di malattie e pestilenze… si soccorre senza alibi!»
Adriano Rescigno – Le Cronache