Scarichi inquinanti a Solofra anche la domenica di Pasqua

Registrati nel video choc ripreso dagli ambientalisti nel pieno del centro conciario. E le istituzioni dormono! Una vergogna senza limiti opera degli “assassini” ambientali.

SOLOFRA/AGRO/GOLFO DI NAPOLI. Neanche il giorno di Pasqua. Non rispettano nulla gli “assassini ambientali”, killer dell’ambiente e quindi anche di tutti coloro che si ammalano di malattie favorite dagli inquinanti contenuti negli scarichi provenienti dal complesso industriale di Solofra.

L’ennesimo caso registrato da un attivista del gruppo “Difendiamo la salute dagli sversamenti conciari nel solofrana”.
L’attivista ha filmato un copioso sversamento in canale della Solofrana. Acqua che proverrebbe da una delle aziende che ha approfittato della domenica di Pasqua e per disfarsi dei liquidi reflui senza depurarli. In questo modo le acque inquinate da clorati avrebbero fatto risparmiare la proprietà dell’azienda senza scrupoli che ha preferito questa soluzione alla costosa depurazione, fregandosene di inquinare tutto il sistema a valle di Solofra.
Ad impressionare la quantità di acqua che l’azienda da deciso di disfarsi nel pomeriggio di domenica scorsa. Una quantità che deve attenere a un’azienda di medie grandi dimensioni del settore.

Veleni nell’Agro e vesuviano fino nel golfo di Napoli.
La Solofrana è uno dei principali inquinanti del corso del Sarno. Il suo corso attraverso parte dell’avellinese (perlopiù Montoro), alcuni comuni attorno a Mercato San Severino e nell’alto Agro nocerino fino a Nocera Inferiore dove confluisce con la Cavaiola, che recepisce acque inquinate della zona industriale metelliane. Da qui nasce l’alveo comune nocerino che passa per Pagani e San Marzano Sul Sarno e poi confluisce nel sostanzialmente pulito fiume Sarno e che sbocca con le sue acque inquinate tra Torre Annunziata e Castellammare.
Il recapito finale degli inquinanti di Solofra e Cava de’ tirreni, di molte aziende e civili abitazioni oltre che degli scarichi dei terreni agricoli dell’Agro nocerino e di parte è il Golfo di Napoli.

Gianfranco Pecoraro – Le Cronache
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