Vertenza Silba, dipendenti esasperati

Un’altra giornata difficile con lo spettro della messa in liquidazione della società. La calma è ritornata dopo la notizia che questa mattina ci sarà un incontro tra le due proprietà per la nomina di un amministratore terzo.

CAVA DE’ TIRRENI. Concitate ore di guerriglia urbana a Cava de’ Tirreni nella mattina di ieri quando gli esasperati dipendenti del centro medico di riabilitazione Villa Alba hanno bloccato la centralissima via Pasquale Atenolfi con roghi di materassi dopo l’arrivo in sede della documentazione, firmata da un presidente in lacrime, che sancisce la definitiva messa in liquidazione della società Silba Spa che vanta trecentotrenta dipendenti, cento consulenti e cinquecento posti letto messi, dislocati nel Comune di Roccapiemonte e Cava de’ Tirreni, a disposizione di degenti affetti da disabilità psicofisiche, mentre alle ore dieci e trenta a Palazzo di Città si svolgeva un serrato incontro che ha visto coinvolti il primo cittadino Vincenzo Servalli e l’amministratore Giovanni di Giura per il saldo di un milione e trecentomila euro che il Comune metelliano deve alla società secondo il dgrc.50/2012 e per il quale ancora l’amministratore di Giura non ha ricevuto risposta positiva.

Dopo l’arrivo della Polizia Locale impegnata nello smistamento del traffico verso arterie stradali alternative sul luogo del futuro, ancora scongiurabile, delitto societario sono giunte anche la volanti della Polizia di Stato che solo per qualche frangente hanno riportato la calma tra i manifestanti di cui alcuni si vedevano incatenati alla perimetrazione in ferro ed altri affacciati alla balconata principale minaccianti suicidio mentre il resto si preoccupava di bloccare le entrate della struttura affinchè gli uomini in divisa non avessero accesso e modo di bloccare la protesta. Oltre al rogo di materassi che fortunatamente non ha provocato feriti e danni ai veicoli ed ai passanti e dall’acre odore del fumo dei fumogeni, le ore della mattinata sono state scandite dal frastuono delle esplosioni di petardi e bombe carte.

Alle dodici, quindi a termine del colloquio con il primo cittadino nella struttura faceva ritorno il di Giura, bloccato dai dipendenti affinchè i libri contabili non raggiungessero la destinazione ultima del Tribunale delle Imprese sezione di Napoli, risultato raggiunto, mentre giungevano in via Atenolfi anche le famiglie di quasi tutti i pazienti ospiti, preoccupati per gli accadimenti generati dall’incombente stato di messa in liquidazione che solo un incontro tra le famiglie ‘’De Falco – Masola’’ e ‘’Di Giura’’, detenitrici del 50% pro capite delle quote societarie, può rimuovere. Incontro ad oggi non ancora avvenuto, dopo varie sollecitazioni di sigle sindacali e sindaci, ancora di salvezza gettata nel mare della ventura disoccupazione.

Fino alle ore diciassette di ieri pomeriggio nessuna avvisaglia di incontro in concomitanza con la fine delle manifestazioni di protesta, ma tutto sembra ribaltarsi nella prima serata quando, dopo la visita in mattinata del Vicesindaco Nunzio Senatore per chiedere ulteriori delucidazioni in merito alla vicenda, trapela dall’edificio di piazza Eugenio Abbro la notizia che questa mattina, grazie all’intervento del primo cittadino e della sua Giunta, nello stesso stabile alle ore undici circa si dovrebbero incontrare in un tavolo comune le due famiglie per risolvere la questione ed allontanare lo spettro della liquidazione, probabilmente grazie alla nomina di un amministratore terzo che rimarrebbe in carica per tutta la durata del procedimento di divisione societaria.

Dopo il frastuono del giorno, la notte trascorre tranquilla nel pieno centro della vallata metelliana, dove nel silenzio interrotto solo dal rombo di qualche motore, riecheggiano ancora le parole strazianti della madre di una delle pazienti che ricevono cura nella struttura cavese: «Io non ho possibilità di curare mia figlia in casa per la gravità della sua malattia, di lei si occupano da trentacinque anni, meravigliosamente, gli operatori di questo centro, che se chiude, non so dove potrebbero inviare mia figlia. Il mio è un appello alla proprietà: abbiano coscienza nel garantire la tranquillità agli operatori e a tutti i pazienti ospiti, non solo a mia figlia la quale è da giorni che rifiuta il cibo per le pesanti vibrazioni avvertite».

I cancelli stanno per chiudersi definitivamente, adesso serve celerità e coscienza, dopo l’ultima chiamata dagli uffici del Tribunale, beffata da una cinquantina di intrepidi operai che nelle mani portano il futuro delle proprie famiglie.

Adriano Rescigno – Le Cronache
1-SPAZIO-PUBBLICITA'

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