L’ex assessore Alfonso Senatore: «Circa duemila adesione confermano che sono tanti a condividere la nostra posizione». Ieri mattina in piazza è partita la petizione promossa dall’associazione “Civitas 2.0.” che coinvolge vari partiti del centrodestra.
CAVA DE’ TIRRENI. Ieri mattina il primo sit-in piazza Vittorio Emanuele III per la raccolta firme promossa da ‘’Civitas 2.0’’ che si prefigge lo scopo di scongiurare l’arrivo di circa centocinquanta migranti nella città metelliana, imposto secondo calcolo matematico dallo ‘’Sprar’’ (3 migranti per ogni 1000 residenti). «Una mobilitazione mai vista – commenta l’ex assessore alla sicurezza con la Giunta Gravagnuolo Alfonso Senatore, presidente emerito dei ‘’Sorveglianti del Casale di Sant’Anna’’- e insperata a riprova che il fenomeno è preoccupante ed è sentito come allarme sociale. Più di duemila firme raccolte, duecento nel giro di poche ore, sono la prova tangibile e leggibile che molti condividono la nostra posizione e si sentono abbandonati dal governo centrale che al posto di salvaguardare la sicurezza dei cittadini sembra tenere a cuore tutte le forme di delinquenza che girano intorno alle tematiche dell’accoglienza. Non è solo la testimonianza dell’avvocato Alfonso Senatore, ma la voce e la firma di tanti cittadini preoccupati e che non si sentono rappresentati da queste politiche».
Altre oltre l’avvocato le personalità politiche del centrodestra locale e provinciale presenti alla raccolta firme nel perorare la causa: l’avvocato Lello Ciccone di Forza Italia, l’avvocato Michele Cuozzo ex coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, il primo cittadino del Comune di Palinuro esponente di Fratelli d’Italia Michele de Lucia, l’avvocato Matilde Milite già presidente dell’Ausino, il Consigliere comunale Vincenzo Lamberti del Comune di Cava de’ Tirreni, il Consigliere provinciale di Fi Gregorio Fiscina e l’avvocato Marco Senatore presidente dell’associazione ‘’Civitas 2.0’’ che contestualmente alla raccolta dei consensi dichiara: «L’iniziativa della petizione popolare e l’allegata raccolta firme contro l’arrivo degli immigrati nel comune metelliano, promossa da ‘’Civitas 2.0’’ non è mossa da motivi xenofobi e tengo ad allontanare qualsiasi commento o parere in merito. Il problema non è l’accoglienza in se, principio umanitario e cristiano dal valore non discutibile ed ineludibile, il vero problema è l’interrogativo: fin quando il nostro Paese, le nostre comunità locali potranno sostenere un simile urto migratorio e le sue conseguenze dalle proporzioni sempre più incontrollabili? In discussione – specifica l’avvocato Marco Senatore – è la qualità della nostra vita e delle realtà territoriali italiane nel loro complesso. Se si continua con questo modus operandi, vestendo i panni dei fasulli buon samaritani, senza badare che un’accoglienza, imposta, senza limiti, significa far saltare gli standards di una civile convivenza già fortemente messa in discussione. In riferimento alle comunità locali, esse non devono rimanere passive e prive di protesta dinanzi a discutibili scelte operate dal governo centrale. No al razzismo, congiuntamente al no sull’accoglienza ai migranti nel nostro, cavese, territorio comunale. Scelta in controtendenza quella di ‘’Civitas 2.0’’ e di tutti i cittadini che hanno fatto sentire la propria voce sostenendo la nostra petizione, che dice no anche ai malaffari che gravitano intorno al ‘’mercato’’ dell’accoglienza».
Non manca di una stoccata all’Unione Europa il presidente di Civitas che: «Fin quando non ci sarà la messa in opera di una politica seria ed efficace relativa all’accoglienza da parte dell’Unione Europea, bisogna salvaguardare i territori e le comunità italiane». «Per quanto riguarda la Chiesa – ultima il presidente di Civitas – va dato atto dell’impegno su campo della Caritas e delle numerosi associazioni di ispirazioni cattoliche. Quest’azione, però, per quanto significativa e lodevole, è di supporto e di sollievo all’accoglienza, ma non è diretta accoglienza. Non a caso, è proprio Papa Francesco a chiedere ai suoi di aprire le chiese nella consapevolezza che l’accoglienza è molto predicata ma poco o nulla praticata dal clero. Alla Chiesa locale, quindi, che almeno nelle parole pratica l’accoglienza, chiediamo di dare un esempio concreto di ospitalità, di aprire le porte delle chiese della diocesi e di ospitare, a proprie spese e delle varie comunità parrocchiali, i migranti, i profughi in particolare. Insomma, sarebbe un grande esempio di cristianità, ma so- prattutto costituirebbe una testimonianza concreta di accoglienza sincera, se nel Chiostro del Paradiso di Amalfi il nostro amato Vescovo accogliesse qualche famiglia di profughi».
Adriano Rescigno – Le Cronache