L’ex assessore invita la Diocesi a mettere a disposizione degli extracomunitari gli immobili di sua proprietà. Alfonso Senatore torna contestare il sindaco sull’adesione allo “Sprar”: «Opera con pressapochismo e sciatteria politica»
CAVA DE’ TIRRENI. ‘’Lo sceriffo’’ a tutto tondo, l’Avvocato Alfonso Senatore ex assessore delegato alla sicurezza, oggi a capo del sodalizio ‘’I Sorveglianti del Casale di Sant’Anna’’, con la verve che lo contraddistingue non le manda a dire:«E’ solo sciatteria politica», contestando il sindaco Servallli sulla decisione di ospitare i migranti nella cittadina metelliana.
Avvocato Senatore, La vediamo ancora una volta combattere una battaglia non di facile approccio, come quella contro l’arrivo a Cava de’ Tirreni di centocinquanta migranti. Perché ha deciso di scendere in campo in modo così frontale?
“Mi sono fatto semplicemente interprete e portavoce di sentimenti non razzistici, bensì di preoccupazione e di sconcerto avvertiti da una larga fetta della popolazione cavese, convinta del fatto che la nostra città non si trova nelle condizioni di ospitare un numero così consistente di migranti. La non condizione deriva da motivi di carattere economico, motivi di sicurezza ed anche perché, su questo versante, Cava de’ Tirreni ha già “dato”, ospitando già presso la struttura gestita dai Frati Cappuccini venti migranti. Basti pensare che abbiamo ancora tantissime famiglie nei prefabbricati, disoccupati giovani e meno giovani abbandonati al loro triste e amaro destino; e tantissimi poveri da sfamare che se non fosse per l’opera caritatevole di Padre Luigi Petrone morirebbero di fame, senza contare i gravi danni in ordine sociale ed economico, da scongiurare, che deriverebbero dalla chiusura di centri medici di riabilitazione gestiti dalla Silba Spa, dove solo a Cava de’ Tirreni conta 120 dipendenti. L’accoglienza che verrebbe dunque sbandierata nel merito ha solo una definizione di vocabolario, quando in realtà si dimostra falsa , ipocrita, mercantilizia, senza dimenticare che il suo essere è vergognoso, disumano , speculativo, negriero e schiavista”.
Come giudica dunque il comportamento dell’Amministrazione comunale e del suo reggente, il Sindaco Servalli, in relazione all’adesione allo ‘’Sprar’’ ed all’ipotetico arrivo nella valle metelliana dei centocinquanta migranti?
“Il giudizio è senz’altro negativo. In particolare il Sindaco Servalli sta affrontando questa problematica con il suo solito pressappochismo e la sciatteria politica che lo contraddistingue. Se non ci fosse stata l’interrogazione del Consigliere e Professore Marco Galdi, in Consiglio comunale non si sarebbe discusso di un argomento così importante. Auspicandoci, come chiediamo con la petizione popolare che sta avendo riscontri straordinari tra la popolazione, sia convocata una seduta straordinaria e monotematica del Consiglio comunale per poter sceverare in tutti i suoi aspetti, questo difficile problema. Al momento sembra che il primo cittadino Vincenzo Servalli abbia idee piuttosto confuse al contrario di quasi tutti i suoi colleghi cilentani, anch’essi del Partito democratico, ma che hanno gentilmente declinato la proposta, dimostrando così non solo di avere gli attributi, mancanti in quello di Cava, ma soprattutto di avere a cuore le sorti dei loro territori, in special modo per quanto attiene la localizzazione dei migranti. Sento dire che i migranti dovrebbero essere alloggiati presso gli stabili dell’ex fabbrica ‘’Di Mauro’’, si tratterebbe di una soluzione inadeguata che si aggraverà ancor più allorchè tutti gli immigrati giustamente non accolti dai Sindaci del Cilento verranno spalmati e sistemati, in parte, anche sul territorio metelliano. Invece la Chiesa e la Diocesi Amalfi – Cava de’ Tirreni potrebbe mettere a disposizione della causa alcuni dei molti immobili di proprietà”.
Non teme che la sua iniziativa, tutto sommato di contrasto rispetto all’arrivo dei migranti potrebbe essere giudicata negativamente proprio dagli ambienti ecclesiastici?
“In merito ai rapporti con la Chiesa e la locale Diocesi, sarei più che felice di avere un positivo confronto sulla materia, con gli ambienti ecclesiastici seri, non quelli paludati né quelli frequentati dai cosiddetti “comunistelli di sagrestia” che mascherandosi di finta fede cristiana sono deleteri per l’intera comunità”.
Adriano Rescigno – Le Cronache