Il caso di un altro ragazzo portato di corsa in un centro di Cava dei Tirreni. Le responsabilità istituzionali aumentano di ora in ora. Una dei 21 ospiti ora nella Casa del Pellegrino, denuncia su Facebook fatti gravissimi a distanza di 3 anni esatti dalle nostre “Belve in corsia”.
Tre anni fa, precisamente il 3 e il 4 maggio 2014, il giornale Le Cronache pubblicò le fotografie di lividi, ustioni, tumefazioni ed ematomi vari che alcuni disabili ospiti dell’allora centro Ises presentavano sul proprio corpo. Il titolo fu di quelli forti, “Belve in corsia“, com’è nello stile a volte di un quotidiano che per farsi sentire ha bisogno di urlare un po’ più degli altri dando al tempo stesso un taglio un po’ meno ipocrita al racconto dei fatti. Specie di alcuni.
Nella nostra infinita ingenuità pensavamo che, una volta accertato quanto messo nero su bianco, si facesse chiarezza su tutta la storia, dal momento che da altrettanti tre anni Le Cronache si occupava di questo scandalo che macchiava a destra e a manca (soprattutto a manca) l’intero establishment – dalla magistratura alle forze dell’ordine, dagli organi di controllo alla politica, dalle istituzioni ai sindacati, dalla burocrazia agli uffici sanitari, dai ministeri ai mezzi di comunicazione- nell’assoluta indifferenza di ciascuno.
Diversamente, ci si sarebbe attesi una convocazione urgente da parte di qualche autorità per chiederci conto di quanto pubblicato o, in subordine, una legittima querela per rispondere di tanto nostro azzardo. Niente: nessuno ci ha filati, come sempre, a parte qualche agitazione assembleare di soci e lavoratori e amministratori del tempo, dove piovvero stupidaggini a catinelle da retroscenismo “grillino”: chi c’è dietro, chi scrive e perché, quali interessi occulti si muovono, chi paga chi, e via delirando. La procura si mosse pure, sebbene con irrituale cautela, ma era il tempo delle grandi elezioni di vertice negli uffici giudiziari italiani, forse scattarono logiche diverse. Sta di fatto che anche di quella indagine non s’è più saputo nulla, come sembra sia accaduto per altre riguardanti l’Ises (tranne uno stanco processo per abuso d’ufficio che vede imputati l’ex sindaco Melchionda e l’ex presidente Mandia), tutte embrioni in crioconservazione. Succede.
Ora ci troviamo -ci troveremmo- dinanzi a una situazione analoga: stavolta niente immagini, la denuncia di “nuovi” maltrattamenti arriva invece dalla voce di un ospite dell’ex cooperativa Ises, oggi in liquidazione coatta amministrativa e inspiegabilmente lasciata nelle condizioni di continuare a muoversi extra legem. La ragazza, di cui ovviamente non rendiamo note le generalità, ha scritto sul proprio diario Facebook quel che appare con ogni evidenza uno sfogo. Dice che li maltrattano, che questo e quell’altro “operatore” li trattano da cani, li picchiano, che ci sono abusi e prevaricazioni anche nel prendere gli ascensori -sebbene siano ospiti della nuova di zecca “Casa del Pellegrino”, la versione 2.0 della truffa iniziata anni fa, con copyright della maggioranza – che un responsabile ha afferrato un ragazzo con violenza sbattendogli il capo contro un ascensore e che dopo esser stato visto da un’altra ha minacciato quest’ultima dicendogli di farsi i fatti propri se non voleva fare la stessa fine, e altre bestialità. Leggete il post pubblicato in foto, è roba da far tremare i polsi, sempre che di sangue nelle vene ne scorra ancora in chi ne è responsabile.
La paziente va presa con doppia cautela, ovviamente. Alcuni specialisti che la conoscono da anni, da noi consultati, garantiscono però che la ragazza ha tutte le facoltà intellettuali necessarie per sostenere quanto dice, anzi sarebbe anche un soggetto fin troppo sveglio. Del resto, perché avrebbe dovuto scrivere una cosa del genere se non ci fosse un motivo concreto? Ma il giallo si fa più penetrante perché il post dopo circa dieci minuti viene rimosso dal diario della donna: le ragioni possono essere le più disparate, tutte immaginabili. Sta di fatto che ciò che ha postato, se fosse vero imporrebbe che qualcuno ponga fine una volta per tutte a questa telenovela, se invece fosse falso sarà doveroso capire perché l’abbia fatto. Qui un’idea ce l’abbiamo, non da oggi.
Anche perché non c’è solo il suo caso a mettere a rischio tante posizioni: un altro ospite del centro è stato infatti portato rocambolescamente in un centro di Cava dei Tirreni (Villa Alba) ma il motivo non si conosce. Lui sembra non voglia starci, chiama in continuazione altri ex operatori per farsi riportare ad Eboli, purtroppo nessuno può far nulla per lui: tranne le autorità, s’intende. Pare anche che il ragazzo disponga di una discreta somma di danaro su un libretto postale. In ogni caso ha un tutore che saprà di certo fornire le adeguate spiegazioni.
Il punto è: ma a chi, visto che anche per i giudici tutelari sembra sia necessario l’aiuto di Federica Sciarelli?