Ci sono parenti di noti professionisti salernitani e il figlio di un magistrato. Gli indagati in tutto sono 60.
NOCERA INFERIORE/SALERNO. Compiti copiati all’esame di avvocato nel 2015: decreto di condanna per 27 indagati su 60. Altri, probabilmente, nelle prossime settimane. Chiuse a tempo di record le indagini sugli elaborati copiati da diversi siti internet per superare le tre prove scritte che consentono ai praticanti di diventare avvocati. Tra i 27 che hanno ricevuto o riceveranno il decreto ci sono parenti di noti professionisti salernitani. Ad aver chiuso il lavoro sono stati i pm Giuseppe Cacciapuoti e Roberto Lenza della procura di Nocera Inferiore, al quale erano stati girati i fascicoli provenienti dalla Corte d’Appello di Brescia che aveva riscontrato elaborati copiati (in alcuni casi uno o più di uno per ogni concorrente) grazie all’uso, probabilmente, via email o whatsapp o semplicemente scaricandolo dai siti indicati.
Tra gli indagati anche il figlio di un magistrato di Nocera Inferiore che è tra le restanti parti ancora da valutare, affidato ad altro pm. Non è indagato, come erroneamente sostenuto nelle prime ore dell’indagini, il sottufficiale dei carabinieri di Nocera Inferiore che aveva sostenuto l’esame, in quanto i suoi elaborati non sono stati copiati e quindi erano genuini. Avverso il decreto penale di condanna, che può variare dai settemila ai 14mila euro, è ammessa l’opposizione con l’instaurazione di un processo.
La notizia, anticipata da Le Cronache nel dicembre scorso, ha squarciato un velo su un esame difficile che alcuni avevano cercato di superare barando, nonostante gli esaminandi si trovassero in un’aula dell’università di Salerno e con controllori tra i banchi, ma che le correzioni hanno stanato. I decreti di condanna seguono quelli analoghi per un caso simile emessi nei mesi scorsi in Puglia un analogo caso, con 103 elaborati copiati da elaborati via email o whatsapp. In questo caso, è stato emesso un decreto penale di condanna a 11.250 euro. Sul copiare, è bene ricordare la pronuncia della Suprema Corte, sezione VI penale, con la sentenza n. 32368 del 2010, come ricorda Il Sole 24ore: «Commette reato il soggetto che copia durante le prove di un concorso o di esame pubblico.
A integrarlo – a prescindere dalla fonte (privata, scientifica o giurisprudenziale) dalla quale si attinga – e la circostanza di aver presentato, come frutto di una personale elaborazione, temi o dissertazioni non proprie. E non varrà a escludere la responsabilità penale l’aver citato la fonte presa a riferimento».