Hmidi Saber, nel carcere salernitano, protagonista di numerose violazioni penali e disciplinari Minacciò gli agenti di guardia di tagliare loro la testa. Venne così trasferito a Viterbo.
La radicalizzazione e il proselitismo lo faceva in carcere. Gruppi di preghiera, li chiamava, ma in realtà li avvicinava ad Allah perché una volta liberi andassero in Siria a combattere accanto ai fratelli dell’Is. Violento ed estremista organizzava in prigione nell’ora della passeggiata spedizioni punitive e pestaggi nei confronti di cattolici e di quanti avevano manifestato disappunto per le sue preghiere fatte ad alta voce.
Si chiama Hmidi Saber, è tunisino e ha 34 anni l’uomo arrestato questa mattina in carcere dagli investigatori della Digos per terrorismo. Un leader di primo livello nel gruppo Ansar alsharia, un punto di riferimento che molti tunisini e siriani contattavano. L’inchiesta partita nel 2014 nel
corso dell’osservazione dei luoghi di culto, moschee e carceri dove gli inquirenti ritengono si facciano proseliti ha portato i suoi frutti. Hmidi è arrivato in Italia nel 2008 e ha ottenuto il permesso di soggiorno sposandosi con una italiana convertita all’Islam da cui ha una bimba.
Viveva a Ciampino e non ha mai lavorato. Rapine, furti e spaccio erano i suoi mezzi di sostentamento.Già dal febbraio 2015 Saber era a capo di un gruppo di preghiera fra i detenuti ma il suo atteggiamento divenne particolarmente violento da giugno 2015, quando nel carcere di Civitavecchia organizzò una vera e propria spedizione punitiva, con bastoni e sgabelli, contro un detenuto che si era lamentato per le preghiere notturne che il gruppo imponeva all’interno del penitenziario.
Venne quindi trasferito nel carcere di Frosinone, ma anche qui, il mese successivo, aggredì insieme con alcuni compagni un detenuto italiano che aveva contestato i continui discorsi inneggianti all’Islam.
L’italiano, in quell’occasione, venne circondato da diversi detenuti di fede musulmana e poi malmenato con calci, pugni e con oggetti contundenti che gli hanno procurato tagli profondi al collo e alla schiena. La radicalizzazione di Saber, entrato in contatto direttamente con un leader di ‘Ansar Al Sharia’, Zarrouk Kamal, morto a Raqqa, in Siria, era motivo di preoccupazione per il padre, come appurato dagli investigatori
grazie alle intercettazioni telefoniche. Lo scorso maggio il tunisino venne trasferito ancora una volta in un altro carcere, a Secondigliano, Napoli.
Anche qui però, appena arrivato, il 34enne ha subito creato problemi, aggredendo violentemente un detenuto nigeriano di fede cristiana. Assegnato, dunque, al carcere di Salerno, per motivi di sicurezza, è stato protagonista di numerose violazioni penali e disciplinari, arrivando tra l’altro a minacciare gli agenti di tagliare loro la testa Lo scorso settembre, poi, dopo essere stato trasferito nel penitenziario di Viterbo, il tunisino appiccò un incendio nella sua cella e aggredì gli agenti che erano intervenuti per mettere in salvo i detenuti del reparto.