«Quando ci si circonda di cicisbei, i padri padrone cadono rovinosamente»

Massimo Barba è ritornato da Cuba. L’esponente del centrodestra sottolinea un legame tra quanto accaduto a Renzi e la politica sangiorgese negli ultimi anni.

CASTEL SAN GIORGIO. E’ tornato da Cuba in tempo per il Referendum che, con la vittoria del “No”, restituisce vigore e autorevolezza al centrodestra. Anche a Castel San Giorgio da sempre appannaggio prima della Democrazia Cristiana e poi del Pci e del Pd di Andrea Donato.

Massimo Barba butta acqua sul fuoco, ma gli riesce difficile nascondere del tutto l’euforia per un risultato referendario che scombina i giochi dei poteri forti locali. “Le amministrative locali – dice Barba – sono elezioni del tutto diverse da quelle del referendum confermativo per le modifiche alla Costituzione. Una cosa in comune la condividono, però, in questo caso”.

Quale?
“La conferma per il livello nazionale, come per quello locale, che quando un leader si circonda di cicisbei o di cortigiani il cui unico obiettivo è entrare nelle grazie del padre-padrone, quel padre-padrone è destinato a una rovinosa quanto dolorosa caduta. In senso politico si capisce”.

A chi si riferisce?
“A tutti coloro che nel passato anche re- cente a Castel San Giorgio hanno pensato di poter tessere le proprie tele senza tener conto dei voleri, ma principalmente dei bisogni, dei cittadini. Il pettegolezzo, le voci messe in giro ad arte, le cattiverie, le vendette, le alleanze di potere non pagano più. Pagherebbe molto di più la capacità di ascolto dei bisogni della gente, riuscire a sintonizzarsi con il popolo di cui qualcuno si riempie soltanto la bocca scordando il proprio passato militante. Questa capacità però quando la si perde non la si riacquista più, tantomeno la si recupera circondandosi di persone il cui unico merito è dire quello che fa piacere al capo sentirsi dire”

Ma Fdi era alleata del Pd locale con l’esperienza Sammartino.
“Ed è finita come è finita e non per colpa nostra. Purtroppo il Pd a un certo punto ha preteso tutto e certamente non potevamo permettere a chi non aveva certo il merito dell’intera vittoria di rappresentare l’intera coalizione. Anche qui è venuto fuori lo spirito totalitario. Gli alleati andavano bene fino a quando facevano il volere del capo. Il dissenso era visto come una rivolta non come una volontà democratica di esprimere una propria idea. Avete presente Bersani e Renzi? Ecco, più o meno così o come Mario De Biase con De Luca per restare a due personaggi amici del massimo rappresentante locale del Pd”.

Il voto al Referendum vi rafforza localmente?
“Come dicevo sono cose diverse. Io penso che il centrodestra debba far fronte comune, aggregando tutte le altre forze sane, per trovare non solo l’unica strada percorribile, ma anche per non sperdere una libertà di espressione del voto e un consenso di opinione che finalmente a Castel San Giorgio comincia a intravedersi. Dobbiamo caratterizzarci per quelli che vogliono recuperare il tempo perso dal Pd e che hanno le idee chiare su cosa vogliono fare, come farlo, perchè farlo e con chi farlo. Ai cittadini di Castel San Giorgio non servono programmi faraonici, ma cose fattibili che attengono alla vita di tutti i giorni”.

Le grandi idee?
“Diffido sempre delle idee grandiose. Generalmente nascondono piccoli interessi di bottega o fatti propri. Rischiano di essere la luce negli occhi per impedire che si veda altro.

Le Cronache
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