Ancora sugli sprechi… o meglio sulle nostre cattive abitudini! Quanta acqua sprechiamo? Ci avete mai pensato? Eppure un essere umano per sopravvivere avrebbe bisogno di soltanto 4 litri di acqua al giorno! Ovviamente ne usiamo molta di più. A quella necessaria per il nostro fisico deve aggiungersi l’acqua per cucinare, per l’igiene e per tutti gli usi domestici. Il consumo medio quotidiano di una famiglia europea si aggira attorno ai 165 litri. È già una bella cifra, se però calcoliamo anche l’acqua virtuale, quella che non vediamo ma che è servita a produrre il cibo e a far funzionare le industrie, scopriamo che il conto s’impenna. La situazione del nostro paese è critica: l’impronta idrica in Italia, cioè la quantità di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, è pari a 132 miliardi di metri cubi l’anno, 6.309 litri pro capite al giorno.
Siamo il terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo (62 miliardi di metri cubi l’anno), dopo Giappone e Messico e prima di Germania e Regno Unito.
Ciò che colpisce sono però i dati relativi agli sprechi. Non solo gli sprechi di tutti coloro che lasciano il rubinetto aperto mentre lavano i piatti e i denti, o mentre stanno facendo tutt’altro. Ma anche quelli dovuti alle perdite rilevate a livello nazionale. Infatti gran parte della dispersione di acqua potabile è dovuta al pessimo stato in cui versano le condutture. Un fenomeno molto grave ed eccessivamente diffuso che, nonostante la privatizzazione di buona parte della rete idrica italiana ed il conseguente aumento delle tariffe,si è ulteriormente aggravato. Siamo abituati troppo bene, in Italia. O forse troppo male.
Acqua potabile disponibile ogni volta che si vuole (per preferire poi quella messa in bottiglie di plastica!), fontanelle che zampillano nelle nostre città giorno e notte. Una pacchia che in pochi immaginano possa finire. Del resto, fino ad una eventuale privatizzazione di tutti i servizi idrici, il prezzo rimane nella maggior parte dei casi abbastanza esiguo. Pochi soldi per un bene dal valore inestimabile. Ma l’acqua, sprecata in modo indecente sia a causa dei nostri stili di vita che di una rete di distribuzione ridotta ad un colabrodo, potrebbe non essere più così abbondante, in futuro. Eppure qualcosa si muove. Sia all’estero che in Italia. A Singapore, ad esempio, si è trovata una soluzione a dir poco sconvolgente al problema della scarsità idrica: riciclare le acque di scarico, incluse quelle dei gabinetti, trasformandole in acqua potabile. Toilets to tap è il nome di questa rivoluzionaria idea. Forse rivoltante, ma già accettata da buona parte dei cinquemilioni di abitanti dell’isola, da sempre dipendente dalla vicina Malesia per le forniture idriche, che ora bevono la loro NeWater senza particolari problemi.
Una soluzione scioccante, ma necessaria. Il buon esempio italiano riguarda invece la regione Umbria, che nel 2013 ha creato un regolamento per il risparmio idrico focalizzandosi in particolare sulla dispersione e sullo spreco domestico.
Sono infatti previste multe per i fornitori che non rispetteranno l’obbligo di ridurre in un periodo di tempo che va dai tre ai sei anni la dispersione delle acque. A questo tipo di misure si vanno ad aggiungere quelle relative alla riduzione tariffaria (fino al 20%) prevista per coloro che riusciranno ad utilizzare meno acqua in rapporto al numero di componenti del nucleo familiare, parallela ad una maggiorazione delle bollette riservata a chi ne consumerà in quantità eccessive.
Scelte rischiose, se non altro per una questione di popolarità. Ma v’è di più! L’Italia continua ad essere uno dei Paesi in cui si acquista la maggior quantità di acqua minerale. L’acqua in bottiglia tra i prodotti venduti nella grande distribuzione, attualmente, è quello che produce il maggior fatturato. Le famiglie del Belpaese, sembrano continuare a non fidarsi dell’acqua che sgorga dai loro rubinetti.
In effetti, in alcune zone del Paese, nell’acqua continua ad esserci arsenico in percentuali eccessive per il consumo umano.
Nella maggior parte dei casi, però, gli italiani più di chiunque altro sembrano essere semplicemente vittime della martellante campagna pubblicitaria. Infatti in Italia, come in Europa, l’acqua che sgorga dal rubinetto è non solo potabile, ma anche buona se non ottima. Per eliminare lo spiacevole sapore di cloro basterebbe semplicemente far riposare l’acqua attinta in una brocca per almeno mezzora. Eppure ci ostiniamo a utilizzare acqua minerale con forte impatto anche sull’ambiente a causa della necessità di smaltire le bottiglie di plastica che la contengono. Pensate che ci sono in commercio acque che hanno un residuo fisso talmente alto che se sgorgassero dal rubinetto di casa non sarebbero considerate potabili.
Utilizziamo acqua minerale solo ove necessario e nella scelta privilegiamo quelle con un residuo fisso a 180° più basso e con nitrati assenti o presenti fino a massimo 10 mg/l, buoni indicatori anche dello stato di contaminazione dell’acqua stessa. Quindi ancora una volta occhio alle indicazioni in etichetta ma soprattutto agli eccessi ed alle cattive
abitudini. Riflettiamo di più sulle conseguenze delle nostre azioni il futuro del pianeta dipende da noi! I comportamenti semplici fanno la differenza! Non ingoiamo il rospo!
Raffaella D’Angelo Avvocato – Ufficio Legale CODACONS – Le Cronache