Pazienti non operati: i parenti pensano di rivolgersi alla Procura

NOCERA INFERIORE. Il caso degli anziani tenuti a stazionare nei letti dei reparti dell’Umberto I e non operati rischia di finire nelle aule giudiziarie. Molti parenti stanno pensando di denunciare il caso ai carabinieri e alla Procura per fare luce su un modo di fare che si gioca sulla pelle dei pazienti e sulle tasche dei contribuenti. Che l’Umberto I sia sotto organico è vero, come è altrettanto vero però che una gestione organizzativa più oculata probabilmente avrebbe limitato disagi e disservizi. A niente serve mantenere aperti reparti se poi non si può intervenire sui pazienti. Certo la decisione serve a dimostrare al manager dell’Asl che non si chiude, ma poi i malati si mantengono sine dia ad occupare letti sulle spalle dei contribuenti e qualcuno può anche lasciarci la pelle.

A Nocera Inferiore, per esempio, i medici del reparto di ortopedia, che pure si danno da fare, non riescono ad operare per mancanza di anestesisti e tecnici di radiologia. Allora che si fa? I malati anche anziani si mantengono nei letti ad occupare posti ma non si può intervenire. ”E’ un dato scolastico addirittura – spiega un anestesista che preferisce restare nell’anonimato per ovvie ragioni – che una donna di oltre ottanta anni ricoverata per frattura di femore, è un caso urgente e come tale va trattato.
Va operata immediatamente perché è a rischio embolo. Non serve neanche trasferirla.

Ogni direttore sanitario che sia anche un medico sa che l’embolo può partire durante i movimenti dell’ambulanza. Ordinare ai medici di trasferirla in altri ospedali significa aumentare il rischio che possa morire. Ma tanto la responsabilità non è del direttore sanitario ma del medico al quale lo ha ordinato. Ecco perché la sanità in Campania va male e ci sono costi esagerati. In altre regioni un’anziana ricoverata per rottura del femore va trattata in massimo tre giorni e in urgenza e poi va a casa ”. Quindi tutta questa vicenda con gli anestesisti in ferie e la mancanza di personale c’entra come i cavoli a merenda.

All’Umberto I, infatti, esiste l’anestesista in servizio per la chirurgia d’urgenza, quelli del reparto di rianimazione mai chiuso, quello di neurochirurgia che ha addirittura ridotto i posti letto e ha un minore carico di lavoro. Insomma tutto va bene fino a quando non ci scappa il morto. Solo che questa volta i parenti dei pazienti hanno messo le mani avanti e hanno denunciato il caso prima che qualcosa possa accadere. E allora per il direttore sanitario dell’Umberto I sarà molto difficile imputare tutto alla tragica fatalità.
E Cantone che fa? Perchè non interviene….su questi problemi di carattere organizzativo?

Michele Avino – Le Cronache
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