Ferrante: «Io? Ero altrove» Ma al pm non dice dove

PAGANI. «Ero altrove». Così il 36enne Carmine Ferrante continua a ripetere nel carcere di Salerno dov’è ristretto per omicidio volontario e aggravato della 37enne Nikolova Tenenuzhka, la prostituta bulgara ritrovata venerdì scorso alle spalle del cimitero di Pagani, in avanzato stato di decomposizione. Ieri mattina, il fabbro di Dragonea, frazione di Vietri Sul Mare, ha ricevuto la visita del suo avvocato, Bernardina Russo. L’uomo è apparso frastornato e molto preoccupato per il riflesso che questa vicenda avrà sulla famiglia e in particolare sui suoi tre figli. Ferrante continua a negare ogni suo coinvolgimento. Al pm ha dichiarato di essere stato altrove nel pomeriggio del 12 agosto scorso, quando sarebbe stata uccisa la prostituta bulgara ma alla domanda dove fosse stato la sera, nell’orario presunto dell’assassinio, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Ovviamente, quanto dichiarato e il suo comportamento in questo momento non hanno grande valore probatorio e non bisogna saltare a facili conclusioni basati su temi morali più che di diritto. La situazione, però, per il 36enne vietrese appare difficile. Riconosciuto da due colleghe prostitute colleghe della vittima, la sua auto, una Citroen C2 , videoregistrata sul luogo del ritrovamento della salma, alle spalle del cimitero di Pagani dalle telecamere, con una sosta per diverso tempo.
Una sosta tanto necessaria, in ipotesi, per gettare il cadavere fin dentro l’area incolta e piena di rifiuti dove è stato ritrovato.

C’è poi quella querela da parte di una prostituta per averle dato fastidio nel 2012 che in sé non avrebbe grande valore ma che in questa fase pesa certamente in maniera determinante anche nella scelta di un provvedimento cautelare. Un prostituta che sarebbe stata infastidita sul litorale a sud di Salerno, tra Pontecagnano e Battipaglia, a pochi chilometri di distanza dal ritrovamento delle due ragazze uccise nei mesi scorso e che si prostituivano in zona: elementi che potrebbero porrae la procura di salerno ad allargare le indagini a Ferrante anche per i due assassini precedenti. Insomma, una situazione non facile per Ferrante. L’accusa è di omicidio volontario aggravato.

Un’ipotesi attuenua, come quella del preterintenionale (ad esempio una lite con la vittima degenerata con un colpo teso a farle male ma non ad ucciderla, con la morte subentrata per altra causa) non è facile dimostrare. Importante, a questo punto, saranno gli esami istologici che daranno la possibilità di chiarire la causa della morte e di stabilire se le due lesioni, al collo e al torace sono riconducibili all’azione omicidiaria o il frutto di cani o roditori o dei vermi.
La valutazione della voluminosa documentazione messa insieme dai carabinieri del maggiore Enrico Calandro e dal pm Fedrico Nesso, inoltre, potrà avvalersi ancora di nuovi risultati come quelli legati al telefono cellulare e agli sms del telefono sequestrato all’indagato.

Sarà valutata anche il registro delle celle telefoniche dei diversi ripetitori che guardano la zona (da quelli in area vesuviana a quelli della Valle dell’Irno e di Cava de’ Tirreni). Se il telefono cellulare di Ferrante è stato agganciato del telefono da uno dei ripetitori vicino alla zona del delitto, la sua difesa sarebbe nettamente più difficile.

Le Cronache
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