Campania. Piano Ospedaliero, Antonacchio: piano col piano

Di seguito la nota stampa dei sindacati relativa al nuovo piano ospedaliero, a firma di Pietro Antonacchio.

“Un attento esame del Piano, malgrado il rinvio, per alcuni aspetti, a successivi provvedimenti anche in relazione ad emanande direttive nazionali, evidenzia un soddisfacente approccio al problema della salute in Campania, puntando l’attenzione su alcuni aspetti critici connessi alla gestione delle emergenze e fornendo una visione di insieme di quello che dovrà essere il percorso futuro anche in termini di edilizia ospedaliera e di dotazioni tecnologiche.

Ci auguriamo che sia finalmente giunto il tempo di smetterla di giocare con la sanità e la salute dei cittadini considerando le strutture sanitarie come gli ‘alberghi’ e le ‘case’ del gioco del Monopoli dove si comprano, si trasformano e si ampliano: al Monopoli i soldi sono finti; in sanità le risorse sia economiche che umane sono reali, pertanto sarebbe auspicabile eliminare ogni richiamo a progettazione precedenti che riapre o richiude facendola rientrare nella garanzia dei LEA. Piace anche che finalmente si affermi, in più punti, la scarsità delle risorse umane in sanità e l’esigenza, oltre che di procedere alla riqualificazione di quelle esistenti alla riorganizzazione dipartimentale, anche al loro adeguato incremento con criteri basati sull’intensità assistenziale.

Confidiamo che la Regione rappresenti a livello nazionale l’esigenza delle deroghe richieste giustificate da condizioni oggettive che impediscono il pieno rispetto degli standard. Infatti il richiamo ad andare “piano con il piano” esprime la nostra perplessità rispetto agli eventuali emendamenti che il governo per il tramite del ministero della salute e dell’economia potrebbe costringere ad una rivisitazione dell’atto al ribasso che sarebbe tanto inopportuna quanto irresponsabile atteso che la Regione Campania deve essere libera di progettare il proprio sistema salute, avendo in questi anni abbattuto il debito di circa 14 miliardi di euro e perso oltre 13000 operatori di settore. Ora basta. Come basta anche che improvvisati comitati cittadini in cui si inseriscono altrettanti improvvisati sindacalisti, senza una visione di insieme, ma vincolati a specifici interessi di “quartiere e forse addirittura di condominio”, tentano di sminuire l’impianto con il quale, a nostro parere, il Governatore della Regione Campania De Luca, ha certamente tentato di imporre, in una visione d’insieme, una riorganizzazione della rete ospedaliera, valutando di inserire tutte le strutture sanitarie, in un progetto teso a garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza su tutta la provincia, evitando lo smantellamento degli ospedali che invece il decreto 49 aveva previsto.

Infatti ai fautori dei vari comitati zonali mi piace ricordare che il Decreto 49 nello specifico prevedeva che l’Ospedale Oliveto Citra sarebbe dovuto confluire nell’ospedale della Valle del Sele come presidio di riabilitazione e Struttura Polifunzionale per la Salute, uscendo inopportunamente dalla rete dell’emergenza e analoga previsione era determinata per l’Ospedale di Roccadaspide. Era prevista la dismissione dell’Ospedale di Agropoli, da riconvertire in centro ambulatoriale ad indirizzo oncologico ed Hospice e l’Ospedale di Scafati, entrambi fuori dalla rete dell’emergenza. Il tutto avrebbe inoltre determinata una perdita di 247 posti letto pubblici. Invece nelle previsioni, di primo acchito si annovera una aumento di altrettanti 247 posti letto pubblici. Nel complesso, invece nelle linee guida elaborate l’Ospedale di Scafati è configurato quale presidio ospedaliero con Pronto Soccorso ad indirizzo pneumologico corredato dei servizi diagnostici finalizzati alla attività di bronco-pneumologia con la previsione di un Servizio di Cardiologia; l’Ospedale di Oliveto Citra è confermato quale Presidio Ospedaliero con pronto soccorso, tenuto conto del numero di circa 15.000 accessi nel 2015. Riceve la disciplina di Riabilitazione (cod. 56). E’ PST rete traumatologica.

E’ spoke di II livello per terapia del dolore rispetto all’Hub Azienda Dei Colli. Ospiterà la psichiatria in DH gestita dal dipartimento di Salute Mentale; l’Ospedale di Roccadaspide, per la posizione logistica è configurato come punto di accesso in deroga in zona particolarmente disagiata, dotato di 20 posti letto e di pronto soccorso; l’Ospedale di Agropoli già Centro ambulatoriale ad indirizzo Oncologico e struttura residenziale per cure palliative (hospice) e attività territoriali, attesa la collocazione in zona turistica e difficilmente raggiungibile necessita di un potenziamento quale struttura in deroga con 20 posti letto di Medicina; ospiterà un centro sovra-aziendale territoriale per i disturbi del comportamento alimentare. Il piano inoltre prevede ospedali in zone particolarmente disagiate. Essi rispondono a particolari esigenze territoriali, oro-geografiche, di comunicazione, di ciclicità assistenziale legata a fenomeni turistici, esigenze che esigono comunque una risposta assistenziale in emergenza/urgenza finalizzata ad una presa in carico del paziente.

In tale sede viene garantita un’attività di pronto soccorso, con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto: l’accesso in urgenza/emergenza, l’osservazione, la stabilizzazione, la cura ove compatibile, o il trasferimento secondario ove necessario: per Roccadaspide: è previsto un ospedale con pronto soccorso e con 20 posti letto di medicina nel mentre per Agropoli: è previsto un ospedale con pronto soccorso e con 20 posti letto di medicina. In sostanza Oliveto Citra, Roccadaspide, Scafati ed Agropoli rientrano nella rete dell’emergenza e De Luca, con senso di responsabilità, tiene vive tutte le strutture che prima il Governo e poi Caldoro avrebbero volute chiuse o riconvertite. Sarebbe opportuno che i comitati e i sindacalisti demagoghi e populisti si adoperassero a cercare di evitare che il governo intervenga poiché la realizzazione del piano, nell’ambito delle linee tracciate, allo stato è un atto programmatico di difficile attuazione e richieste la comunità d’intento di tutta la comunità di riferimento.”

Pietro Antonacchio
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