Notizia amara per chi ha già comprato on line i biglietti per i concerti di David Gilmour all’Anfiteatro Romano che il chitarrista aprirà la tranche italiana del «Rattle that lock tour» a Roma, Circo Massimo, il 2 e 3 luglio.
La suggestione della città antica dove i Pink Floyd girarono il loro celebre film «Live at Pompeii» batte per bellezza persino quella capitolina, ma i biglietti – 120 euro per le poltronissime, 60 per le tribune – sono decisamente più accessibili rispetto ai 345 del 7 e 8 luglio, tra l’altro per posti in piedi e non a sedere.
L’evento Gilmour a Pompei rischia così di non essere più tale, in qualche modo derubricato, oscurato dal Circo Massimo rock che il 16 luglio aspetta anche Bruce Springsteen, dalla concorrenza sul pubblico internazionale assicurato dal fascino della città Eterna, dalla difficoltà di far digerire al pubblico campano dei costi così salati (più famiglie si sono già fatte i conti in tasca e si preparano alla trasferta, con figli e nipoti al seguito: 4 ticket per Roma costerebbero meno di uno all’Anfiteatro), dal richiamo della poderosa comunicazione che può permettersi il festival Poste Pay Rock in Roma.
Per una volta il pasticciaccio brutto non è il frutto del solito sadomasochismo degli organizzatori delle nostre parti (il 12 luglio sono in programma contemporaneamente Elton John, ancora all’Anfiteatro di Pompei, ancora con biglietti da salasso, e Pat Metheny all’Arena Flegrea di Napoli, e le prevendite di entrambi gli show non vanno certo a gonfie vele), ma di una sorta di tour-spezzatino.