«Cuore di mamma, un dolore infinito»

NOCERA INFERIORE- Toccante lettera di Annamaria Sarno che, ad un anno dalla morte del figlio, continua a cercare senza sosta verità e giustizia.
Un anno fa la tragedia: ad un anno dalla morte è stato ricordato Dario Ferrara il giovane nocerino ucciso da un “amico” con una messa e una fiaccolata.
Toccante la lettera scritta dalla madre che ancora attende giustizia. Una giustizia che forse le darà l’op- portunità di ricominciare a vivere.

Ieri sera, nella chiesa di San Giovanni Battista, si sono ritrovate 300 persone per ricordare la vittima di una follia.
Il giovane fu, infatti, ucciso davanti al Parco Canzolino a Villanova di Nocera Inferiore, probabilmente da un colpo di casco in testa, sferratogli da un amico poco più grande, Francesco Paolo Ferraro. Cicciopalo, come è da tutti conosciuto il presunto assassino è attualmente sotto processo dinanzi alla corte d’Assise di Salerno.
Uno striscione di molti tifosi della nocerina chiedeva «Giustizia per Dario». L’intero quartiere di Cicalesi si è ritrovato in chiesa per ricordare il giovane. Successivamente è partita la fiaccolata arrivata fino a davanti al liceo Classico “Vico”.

In una lettera la madre del ragazzo fa tra- sparire rabbia dolore e sete di giustizia per una morte assurda: «Sei un ragazzo, hai 21 anni (quasi 22). – si legge nella lettera – Sei sveglio, ti piace stare fuori fino a tardi, fare amicizia, parlare e ridere, saltare allo stadio.
Sei un ragazzo e come tutti i ragazzi della tua età sei un uomo ma non troppo, hai incertezze, paure, dubbi. Vorresti studiare ma forse lavorare è meglio.
Vorresti fare il lavoro dei tuoi sogni ma come fai? Sei un uomo ma non troppo, vuoi ancora divertirti e goderti questo sole primaverile. Puoi essere tutto quello che vuoi, ma è festa oggi, è 25 aprile ed è sabato. Ci pensi dopo alle incertezze, al futuro, alla vita.

Ora alzati da questo letto, sono le 15:30, vai in doccia. Sbrigati! Un bacio a mamma ed esci. Fa caldo oggi. Sei in anticipo all’appuntamento… il posto è sempre lo stesso. Ti giri, è un attimo. Un momento… succede tutto così in fretta, sei a terra, ti fa male la testa. Fermi tutti: che succede? Dubbi, paure, incertezza… il futuro, la vita. Perché non ci hai pensato prima? Dove sono tutti? Perché nessuno parla? E’ solo un momento… un eterno momento stampato sul tuo viso.

Un attimo che cambia tutto. Non facciamo in tempo a guardarci intorno che subito gli eventi ci fanno scivolare dalle mani tutto ciò che abbiamo di più caro al mondo. Quanto è duro adesso lo sguardo di una madre costretta a fare visita al suo eterno bambino solo nei sogni o nelle mille foto trovate per caso in un cassetto. Quanto è dura convincersi di averlo comunque vicino al suo cuore, di vederlo negli occhi di chi le passa davanti ogni giorno e non poterlo riabbracciare.

Ma è tanto forte una madre che sa cosa vuole e che passerà una vita intera a battersi per ottenere giustizia, perché non si capacita che qualcuno si sia preso il diritto di uccidere suo figlio, in quel caldo pomeriggio di fine aprile. Diritto, è di questo che stiamo parlando.
Ci riempiamo la bocca discorrendo sul diritto alla vita, a farsi una famiglia, a crescere sani; ma cosa vuol dire davvero? Avere dei diritti vuol dire liberarsi dalle catene imposteci da un potere più grande e agire correttamente in una società moralmente ed eticamente improntata ad una eguaglianza sostanziale.
Non c’è stata eguaglianza nel pomeriggio del 25 aprile 2015; è prevalso un potere più forte, un potere crudele quanto quello della violenza.

E’ prevalso un sentimento di omertà e di paura, paura di esporsi e di raccontare la verità. E non basterà un’aula di tribunale per colmare il vuoto, per mettere un punto. La cicatrice è ancora aperta, fa male, urta contro la voglia di ricominciare a vivere e ritrovare il sorriso perduto. Una cicatrice che non potrà mai guarire per davvero perché quando una madre perde il proprio figlio, cambia il modo di vivere il suo tempo: con la mente abita nel passato e con coraggio cammina nel presente. Solo lei sa quanto è difficile e solo lei combatte per davvero perché, nel suo cuore, sa che potrà fare meno male solo se giustizia sarà fatta».
Gabriella Avallone – Le Cronache.
foto dal web.
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