Risanamento del fiume Sarno, accumulati ritardi nei lavori

Si terrà Mercoledì 2 Marzo 2016 Commissione Ambiente del Consiglio regionale della Campania presieduta da Gennaro Oliviero una nuova audizione sul grande tema del risanamento del fiume Sarno. Sulla questione interviene Paolo Persico, membro del Pd Campania: «Emerge – dichiara Persico – dalla precedente audizione e da una ricognizione sullo stato dei lavori,che si è accumulato un enorme ritardo che riguarda le opere in capo all’Agenzia regionale Arcadis. Arcadis, ha ricevuto dall’ex Commissariato di Governo per l’emergenza Sarno una dote finanziaria di circa 200 milioni di euro e un rilevante numero di lavori relativi ad opere fognarie e bonifiche di vasche e tratti di canali che sono in larga parte fermi.

Vi erano tutte le condizioni per far andare avanti le opere grazia anche alla contabilità speciale al di fuori del patto di stabilità della regione Campania di cui godono questi fondi. Invece sono aumentati solo i contenziosi e si sono fermati tanti interventi. E’ evidente che la Giunta Regionale deve compire una scelta precisa se vuole produrre una svolta nei lavori per il risanamento del Sarno.

Bisogna rimuovere le criticità in capo ad Arcadis riorganizzandola, incentivando il passaggio degli interventi ai Comuni, prosegue ancora Paolo Persico – della rete faro del Sarno. Al tempo stesso bisogna rivisitare profondamente il Grande progetto per la sicurezza idrogeologica che contiene rilevanti contraddizioni.
L’appuntamento di Mercoledi può essere una tappa importante per fare chiarezza e assumere decisioni – ha concluso Paolo Persico.

Una storia lunga e tormentata quella legata alla bonifica del fiume Sarno, tra i fiumi più inquinati d’Europa. Una storia iniziata nel lontano 1973, quando furono avviati i lavori dei depuratori a Castellammare e Sant’Antonio Abate.
L’impianto di Castellammare di Stabia ha avuto una storia lunga e tormentata, come tutto il sistema di pulizia del Sarno, come gli impianti di Sant’Antonio Abate, destinati a ripulire anche le fogne di Scafati e Pompei, che nel frattempo non hanno rete fognarie e collettori, e continuano a riversare nel Sarno.

Col risultato che l’impianto di medio Sarno tratta solo 200 litri al secondo, rispetto ai 700 potenziali, e cioè le acque nere di una parte del territorio di Sant’Antonio Abate. Una problematica che accomuna tutti i comuni toccati dal fiume Sarno privi di una adeguata rete fognaria, con circa 500 mila e passa abitanti che riversano le acque reflue direttamente nel fiume.

E il “resto” sarebbero gli scarichi dei co- muni dei monti Lattari, come Gragnano, Lettere, Pimonte e Casola di Napoli, che sversano nei torrenti Vernotico e San Marco, col risultato di inquinare forte- mente l’arenile di Castellammare, la città che vive la contraddizione più evidente: ha sul suo territorio l’impianto, ha le fogne, ha quasi completato i collettori. Con il risultato che Castellammare si ritrova un litorale sporco perché non è stato realizzato il collettore di Gragnano.

Anche Torre del Greco dovrà collegarsi al depuratore di foce Sarno, ma anche qui serve il collettore. Lavori promessi, commissionati all’Arcadis, ma che ancora oggi sono fermi al palo o addirittura, in alcuni casi non avviati con interi comuni che scaricano le fogne nel fiume.
Ivan Guida – Le Cronache
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