Il 3 marzo del 1944 vi fu il più grande incidente ferroviario della storia d’Italia: il disastro di Balvano in provincia di Potenza.
Un treno partito da Napoli il 2 marzo, prima del suo arrivo a Potenza, strapieno di viaggiatori, si fermò nella galleria delle Armi nei pressi di Balvano, lì trovarono la morte circa 600 persone.
Molti passeggeri erano clandestini, provenienti dal napoletano, dall’agro nocerino – sarnese, dalla valle metalliana e dal sud della provincia di Salerno. Lo scopo del viaggio era quello di recarsi a Potenza per comprare derrate alimentari e altri generi nei paesi di montagna della Lucania, beni che nelle loro città scarseggiavano. Era l’Italia di fine seconda guerra mondiale, l’Italia della borsa nera.
Un viaggio tribolato, con vari intoppi, già a Battipaglia fu aggiunta una seconda locomotiva e ad Eboli per il troppo carico molte persone furono fatte scendere. Ma in altre stazioni salirono in tanti. Il treno era pieno.
In questo drammatico incidente morinono, nocerini, paganesi, cavesi, angresi, napoletani e salernitani, ma oggi a parte la cittadina di Balvano, nessuno li ricorda. Oggi è una storia dimenticata.
Dalla pagina di Wikipedia il drammatico racconto. Nella galleria delle Armi, a causa dell’eccessiva umidità, le ruote cominciarono a slittare. Per la perdita dell’aderenza il treno perse velocità fino a rimanere bloccato, senza riuscire a uscire dalla galleria. La galleria era situata tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano, lunga 1.968,26 metri con una pendenza media del 12,8‰ (0,73° di inclinazione) e punte del 13‰. Il treno si fermò a 800 metri dall’ingresso, con i soli due ultimi vagoni fuori.
Gli sforzi delle locomotive per riprendere la marcia svilupparono grandi quantità di monossido di carbonio e acido carbonico, facendo presto perdere i sensi al personale di macchina. In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stava dormendo, venne asfissiata dai gas tossici che, in assenza di vento, potevano uscire dalla strettissima galleria solo tramite il piccolo condotto di aerazione.
L’unico fuochista che sopravvisse, Luigi Ronga, dichiarò che il macchinista suo compagno, Espedito Senatore, prima di svenire, tentò di dare potenza per superare lo stallo e cercare di uscire dalla galleria. Le condizioni della macchina 476.058 indicano che invece il suo personale, il macchinista Matteo Gigliano e il fuochista Rosario Rocco, tentarono di invertire la marcia per retrocedere. La potenza erogata dalla locomotiva 476.058 e l’inclinazione avrebbero forse permesso di sopravanzare la macchina tipo Gr.480, ma il macchinista perse i sensi prima di aprire la valvola di regolazione, particolarmente dura su quelle macchine. La posizione dei treni e dei comandi confermò in seguito questo racconto. Inoltre, essendo le locomotive del Gr. 476 di costruzione austriaca, previste per circolare su linee con segnali a destra e con i comandi di guida su quel lato (diversamente dalle locomotive italiane) i due uomini non poterono incrociare gli sguardi né comunicare rapidamente durante i minuti critici e prima di essere sopraffatti dai gas.
Oltre al fuochista si salvò anche il frenatore del carro di coda, che insieme al penultimo carro erano gli unici rimasti fuori dalla galleria, Giuseppe De Venuto, il quale riuscì, camminando lungo i binari, ad avvisare alle ore 5:10 il capostazione di Balvano che nella galleria era presente un treno con numerosi cadaveri a bordo.
Il capostazione di Balvano, alle 5:25, fece distaccare la locomotiva del convoglio 8025 giunto in stazione e in attesa di passo e dispose una ricognizione alla galleria indicata: ai soccorsi arrivati sul posto la situazione apparve subito molto grave, al punto da non poter rimuovere il convoglio a causa dei corpi abbandonati anche sulla banchina. Furono loro a soccorrere una novantina di superstiti nelle vetture più arretrate, tutti recanti forti sintomi di intossicazione da monossido di carbonio. Con l’arrivo di
una seconda squadra di soccorso, alle ore 8:40 venne liberata la linea e il treno finalmente recuperato.
Redazione
Rtalive ricorda
foto dal web.