La Alifana insieme alle linee della Circumvesuviana sono tra le dieci tratte ferroviarie peggiori d’Italia, tra treni vecchi, lenti, su linee che vedono troppo spesso tagli e accumulano ritardi. È quanto segnala Legambiente che lancia la Campagna Pendolaria 2015, presentando una anticipazione, con analisi della situazione di maggiore disagio sulle linee ferroviarie italiane, del Rapporto annuale che verrà presentato a gennaio e che quest’anno avrà come focus l’emergenza Sud. Le ragioni della situazione che vivono i pendolari sono chiare. I treni sono troppo vecchi.
In Campania attualmente sono 431 i treni in servizio con convogli di età media pari a 17,3 anni, il 78,3 % dei treni circolanti ha più di 20 anni. I treni sono pochi. In Campania tra il 2010 e il 2015 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 15% a fronte di un record di aumento del costo dei biglietti pari al 23, 75 % con un servizio che non ha avuto alcun miglioramento.
La fotografia di Legambiente del trasporto pubblico campano ormai è da anni sempre la stessa: treni affollati, lenti, spesso in ritardo. Ed ancora treni soppressi, guasti improvvisi, carrozze sovraffollate senza contare i problemi di circolazione legati spesso al binario unico che causano ulteriori ritardi.
“Per centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare la situazione diventa ogni giorno più difficile – dichiara il direttore di Legambiente Campania Antonio Gallozzi-. Oramai da anni si sta celebrando il funerale del trasporto pubblico in Campania: con continui tagli, con la politica che non risolve o fa finta di nulla con i cittadini vittime che continuano a pagare per un servizio pessimo. Il trasporto pendolare dovrebbe essere una priorità delle politiche di Governo , perché risponde a una esigenza reale e diffusa dei cittadini e perché, se fosse efficiente, spingerebbe sempre più persone ad abbandonare l’uso dell’auto con vantaggi ambientali, climatici e di vivibilità delle nostre città. Eppure, un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella Legge di Stabilità non c’è nessuna risorsa per l’acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio, mentre gli stanziamenti erogati dalle Regioni sono talmente risibili da non arrivare, in media, nemmeno allo 0,28% dei bilanci. Il cambiamento -conclude Gallozzi- passa per l’acquisto di nuovi treni, nell’interesse generale oltre che dei pendolari; nel rinnovamento del parco rotabile in circolazione sostituendo i treni con più di 20 anni di età; nel potenziamento dell’offerta nelle tratte più frequentate delle aree metropolitane senza tralasciare il necessario miglioramento del servizio”
Tra le dieci peggiori linee d’Italia per i pendolari risultano Alifana e la Circumvesuviana. La situazione in Campania della ferrovia Alifana, lunga circa 80 km, è stata nel 2015 al centro delle cronache per le lamentele da parte dei pendolari a causa di molteplici ritardi, soppressione di corse, ma soprattutto per la precarietà dei mezzi su cui viaggiano, privi di aria condizionata, con sediolini e carrozze antiquate e scarso servizio di pulizia. Si tratta di una linea su cui viaggiano convogli diesel anche se da svariati anni l’opera di elettrificazione è praticamente finita. Al momento attuale la gestione di EAV (Ente Autonomo Volturno) vede l’utilizzo di 8 treni, mentre le corse sono assenti nei giorni festivi in quanto sostituite con bus.
Proprio nei mesi scorsi Trenitalia ed RFI (Rete Ferroviaria Italiana che gestisce le infrastrutture) hanno sollecitato l’EAV a far rispettare le tracce orarie così come già precedentemente stabilito. Questo perché una precedente decisione dell’EAV vedeva il transito dei treni da Piedimonte Matese a Caserta, mentre, anche grazie alle numerose proteste dei pendolari, da ora proseguiranno regolarmente verso Napoli Centrale. Il paradosso è che in realtà il treno del Matese è estremamente utile e comodo proprio ai viaggiatori di Santa Maria Capua Vetere e Caserta perché svolge numerose corse verso Napoli.
A Napoli rimane gravissima la situazione che continua a vivere la Circumvesuviana, una delle ferrovie più colpite dai tagli degli ultimi anni, con treni fatiscenti, vagoni stracolmi perché insufficienti per una delle linee pendolari più frequentate della Campania, che collega Napoli con i comuni della provincia. La situazione della Circumvesuviana è una autentica vergogna italiana.
Bisogna ricordare infatti che si tratta di una delle linee pendolari più frequentate della Campania, con 142 km di lunghezza e oltre 121mila utenti ogni giorno. Ancora nell’ultimo anno sono stati numerosi gli episodi di disagi e disservizi, con treni fermi anche un’ora alle fermate a causa di guasti e rotture dei mezzi. Proprio il materiale rotabile e la scarsa frequenza del servizio sono le cause maggiori dei problemi della Circumvesuviana. Nel corso dell’ultima estate purtroppo si sono aggiunte altre soppressioni, con addirittura 26 corse cancellate, otto delle quali riguardanti proprio la linea Napoli-Nola-Baiano. I tagli effettuati in questi anni stanno provocando enormi disagi ai cittadini dell’Hinterland napoletano, ma anche la sicurezza si sta rilevando problematica, a causa della scarsa manutenzione. I disagi riguardano anche le stazioni, dove sono state chiuse 22 biglietterie, e l’affollamento sempre più insostenibile delle banchine di attesa.
Tra le linee peggiori anche la Taranto-Potenza-Salerno. Su questa linea di oltre 200 km di fondamentale importanza per i collegamenti interni tra Puglia, Basilicata e Campania, ma anche per i pendolari dei diversi centri lungo la linea, la situazione è ferma a 50 anni fa. I convogli non raggiungono i 50 km/h di velocità media e impiegano 1 ora e 47 minuti per collegare i 120 Km tra Potenza a Salerno, e 2 ore tra Potenza e Taranto (150 km). La beffa è che i ritardi sono all’ordine del giorno (quando i treni non subiscono soppressioni improvvise), nonostante la linea sia sostanzialmente vuota, visto che ci sono solamente 2 intercity ed un regionale che la percorrono, a cui si aggiungono 6 regionali sulla Salerno-Potenza e 3 sulla Taranto-Potenza.