La poesia dello scatto in pellicola, la superficie fotografica che reca in sé infinite tracce, intuitiva e spontanea, per trattenere una realtà che sfugge, tra emozioni ed istanti. Scrivere con la luce per osservare, immaginare, sperimentare, per poi riuscire a suscitare nello spettatore ancora nuove emozioni. È la fotografia di Antonio Sellitti che con “Infinito Spirito” sarà protagonista del nuovo vernissage del Vinile-Cibo Vino Musica di Salerno, in cartellone questa domenica 22 novembre alle ore 19. La parete bianca del cantiere culturale di via Velia, nell’ambito della rassegna PARèTE-Artisti al Muro, ospiterà per tutto il prossimo mese l’enorme pannello con fotografie 90×90 stampate su tela fine, scattate all’interno delle cantine dell’azienda vinicola Mastroberardino, tra le botti, a piedi nudi, nell’evanescenza della figura della modella Antonia Avallone, nel tentativo di catturare l’infinito spirito della vita.
Una mostra che esalta il connubio tra arte e vino, mentre il Vinile si trasforma in un contemporaneo baccanale per recuperare il senso antropologico dello stare insieme, di vivere esperienze ed emozioni attraverso la convivialità, accompagnati da degustazioni alla scoperta di prestigiose cantine.
Una ricerca estetica, quella di Antonini Sellitti, proiettata a raccontare la verità e a lasciare un segno, un’impronta della verità stessa: «La fotografia ha il primato assoluto di fermare il momento che si vive. Senza non c’è memoria, non c’è documento, non c’è storia. In questo progetto ”Infinito Spirito” mi sono soffermato su luoghi e spazi di luce, a piedi nudi, come radici nella terra attraverso cui si rinnova il rito dell’ uva che diventa vino. Tutto risplende nel piacere e nel calore di una bellezza senza tempo, che si libera nell’ infinito spirito della vita».
Non una fotografia posata, ma un’immagine vera, documentaristica, che sopravvive nel tempo e non legata alle tendenze del momento. Espressione della terza generazione di una famiglia di fotografi, Antonino Selitti si specializza nella foto di cerimonia d’autore. Sempre con sé, immancabile, la sua Leica, un’icona, la macchina fotografica usata dai grandi maestri e dai fotoreporter per raccontare il mondo.
«La Leica per i cultori è la massima espressione di godimento per la storia che racchiude dentro di sé. È la magia della pellicola, paragonabile al calore di una lettera scritta a mano in epoca digitale – sottolinea il fotografo – Lo sguardo fotografico è un attimo dentro un essere e se riesci ad afferrarlo è perché lo guardi dentro. Mio padre era un fotografo, mi ha trasmesso la grande passione di “scattare”. Il suo messaggio era chiaro: “Il momento è uno solo, come la verità”».
Salerno. “Infinito Spirito: tra arte e vino
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