Da sempre le vetture rappresentano il pericolo principale per randagi e quattrozampe abbandonati, che il più delle volte non muoiono sul colpo ma dopo una lenta e dolorosa agonia a seguito del colpo ricevuto da chi, poi, si è dato alla fuga senza prestare aiuto.
Il nuovo comma 9-bis dell’art. 189 del Codice della Strada, introdotto dalla Legge 120/2010, in ossequio alla Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia, prevede che” chi omette di prestare soccorso ad un animale d’affezione, da reddito o comunque protetto potrà essere punito anche sulla base delle testimonianze rese da terze persone presenti durante l’incidente”. Secondo la nuova norma, inoltre, chi ignora la presenza sull’asfato di un cane o un gatto ferito è tenuto a pagare una sanzione amministrativa che va dai 389 ai 1559 euro.
Niente più scuse, dunque, per non soccorrere gli animali.
Eppure per questi ultimi il cammino sembra essere ancora in salita perchè la sola legge non basta.
Non di rado, infatti, cittadini di buon cuore che hanno aiutato animali da affezione agonizzanti portandoli in cliniche private si sono visti presentare parcelle altissime che hanno indotto purtroppo a rinunciare al salvataggio. O, peggio ancora, si sono visti rifiutare anche la semplice visita (che sarebbe avvenuta esclusivamente dopo il pagamento in contanti), condannando lo sventurato animale a morte certa.
Secondo l’articolo 16 del Codice Deontologico del medico veterinario, quest’ ultimo ha “l´obbligo, nei casi di urgenza ai quali è presente, di prestare le prime cure agli animali nella misura delle sue capacità e rapportate allo specifico contesto, eventualmente anche solo attivandosi per assicurare ogni specifica e adeguata assistenza”: la mancata somministrazione di cure, inoltre, è identificata dalla Cassazione come “maltrattamento”.
Una vera e propria disubbidienza nei confronti del giuramento prestato all’Ordine, insomma, dove vengono sintetizzati i principi deontologici ed etici che dovrebbero ispirare il medico veterinario nella sua attività ma che purtroppo non sempre trovano riscontro nel quotidiano di determinati professionisti. Che così facendo non solo penalizzano gli animali raccolti già in condizioni pietose sull’asfalto, ma demoralizzano e demotivano chi invece agisce mosso dalla propria coscienza, dal senso civico e dalla cultura della legalità.
Enrica Granato